Corriere della Sera

L’Europa sceglie il re

Portogallo e Francia di fronte stasera in una finale imprevista È la rivincita tra Ronaldo e Griezmann

- Alessandro Bocci

PARIGI Da Saint Denis a Saint Denis è cambiato quasi tutto. Stasera, dentro lo stadio dell’inaugurazi­one pronto per l’epilogo, i parigini canteranno la Marsiglies­e con uno stato d’animo differente rispetto a un mese fa quando il Galletto francese sulla maglia blu era spelacchia­to e Dédé la gagne era guardato con sospetto e sottile disapprova­zione.

La Francia è pronta e sa come si fa. Nell’era moderna, quando ha organizzat­o l’Evento non l’ha mai fallito, dall’Europeo ’84 con Platini al Mondiale ’98 con Zidane. Ora, guidata da un vecchio mediano di origine basca, è la favorita di una finale atipica tra due squadre partite piano e arrivate forte. La Francia ha nascosto i tremori iniziali dietro una grande semifinale contro la Germania campione del mondo, l’unica sfida vera del suo Europeo in discesa. La partenza del Portogallo è stata addirittur­a da incubo: terzo nel girone e ripescato per la differenza reti, ha vinto sul campo entro il novantesim­o soltanto la semifinale con il Galles.

Le Bleus possono chiudere il cerchio perfetto, cancellan-

do l’ammutiname­nto di sei anni fa quando la squadra si rifiutò di allenarsi per protesta contro l’allora c.t. Domenech. Sulla carta non c’è storia, ma il dio del calcio spesso si diverte a prendersi gioco dei più forti. È il timore dei francesi, che stasera riempirann­o Saint Denis con la speranza di poter applaudire e piangere guardando il capitano Lloris con la coppa in mano, in una partita che va oltre il calcio. Parigi da troppi mesi vive blindata e si sveglia ogni mattina con un continuo stato di agitazione che si mescolerà all’euforia e all’orgoglio di sentirsi francesi dentro una finale disegnata intorno alla sfida tra due meraviglio­si numeri 7: Griezmann contro Ronaldo, uno di fronte all’altro come 40 giorni fa a Milano nella finale di Champions. Per il francese, peraltro di origine portoghese da parte di mamma, è l’occasione per prendersi la rivincita: rispetto a Cristiano ha segnato il doppio (6 gol contro 3) e tirato la metà, soprattutt­o può contare sulla forza della squadra. Il francesino ribelle è esploso nel momento in cui Deschamps ha trasformat­o il prevedibil­e 4-3-3 dei Galletti nell’armonioso 4-2-3-1. La stellina dell’Atletico, muovendosi leggera dietro Giroud, è diventata letale. Cristiano, assieme a Messi, è l’eroe del calcio moderno, il simbolo del Portogallo. «Vogliamo vincere per fare la storia», il grido di CR7 è una risposta a chi pensa che stasera i portoghesi, paghi di essere arrivati sino a Parigi, si accontente­ranno del ruolo di sparring partner.

Deschamps sa bene che bisogna addomestic­are la pressione e al tempo stesso evitare che salga pericolosa­mente. La ricetta è un gioco di equilibrio dentro la notte delle notti, stadio pieno (80 mila spettatori) e bandiere al vento. Tutto è pronto. La Francia contro il ghepardo Cristiano, forte di una storia a senso unico: con il Portogallo ha sempre vinto in partite ufficiali (tre su tre) e ha perso l’ultima volta in amichevole nel ’75, oltre quaranta anni fa. «Non si gioca contro la storia», si scalda Luis Figo. Ha ragione lui: lo hanno dimostrato l’Italia contro la Spagna e la stessa Francia contro la Germania. Parigi trema e sogna. Il momento è arrivato.

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