Corriere della Sera

Deschamps leader sempre di petto: «Ci divertirem­o»

- P. tom.

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

Capitano da una vita, leader naturale e predestina­to, a 16 anni Didier Deschamps era già come adesso: un uomo che affronta la vita di petto, senza finte o dribbling. Anche nelle situazioni più complicate: è lui che nell’accademia del Nantes va a dare la notizia a Marcel Desailly della morte del suo migliore amico, dimostrand­o già di essere la guida morale di una generazion­e di calciatori francesi che avrebbe vinto tutto, per la prima volta nella storia. Campione del mondo e d’Europa con la fascia sul braccio, Dedé oggi potrebbe essere l’unico a vincere l’Europeo anche in panchina (il tedesco Vogts nel 1972 era una riserva), passando in meno di 10 anni dalla serie B vinta con la Juventus al ritorno della Francia al successo, 16 anni dopo l’ultima volta. Se DD dice che oggi sarà «tranquillo, felice, capace di godersi il momento: non sentiamo la pressione di vincere in casa, ma piuttosto una forte adrenalina» c’è da credergli. Perché la sua Francia, almeno prima della semifinale con la Germania, ha avuto un cammino facile, è vero. Ma l’avviciname­nto a questo Europeo è stato lungo e complicato, tra infortuni (Varane, Diarra, Debuchy), positività al doping (Sakho, poi scagionato) e sex-gate (Benzema-Valbuena lasciati a casa). Senza contare l’atmosfera cupa e tesa in seguito agli attentati del 13 novembre. Deschamps ha saputo compattare la squadra, cambiandol­a in corso d’opera, puntando su uomini chiave come il silenzioso portiere-capitano Lloris e ovviamente la stella Griezmann: «Abbiamo sempre avuto lo spirito giusto e lo abbiamo conservato gelosament­e anche nei momenti meno facili — spiega Deschamps —. I ragazzi sono come me: non mollano niente e questo mi piace. Perché nello sport di alto livello il vero piacere è vincere, non c’è niente di più bello. Poi bisogna accettare quello che succede, ma bisogna fare di tutto per vincere. Senza avere alcun rimpianto». Da allenatore Deschamps ha perso una finale di Champions alla guida del Monaco nel 2004, contro il Porto di Mourinho. Ma oggi la favorita è la Francia: «In una finale non conta il cammino fatto, il Portogallo ha grande qualità, esperienza e organizzaz­ione. Ed è capace di modificare il proprio gioco a seconda dell’avversario». Per Deschamps l’italiano, che ha rimescolat­o i Blues fino a ottenere l’assetto perfetto, non dovrebbe essere un problema trovare le contromoss­e: «Io non ho mai dei problemi. Ho solo delle soluzioni da trovare. Possibilme­nte le migliori. Ronaldo? Il piano contro di lui non lo ha ancora trovato nessuno: non solo salta in alto, ma ci rimane a lungo: del resto quegli addominali sembrano quadratini di cioccolato...». Dolce o amaro, non è la stessa cosa.

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