Corriere della Sera

Il colpo di classe di Ronaldo Invita la vedova Borgonovo alla finale: «Stefano era un combattent­e»

- Paolo Tomaselli

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

Erano una grande coppia di attaccanti, erano la B2, erano Baggio e Borgonovo. Prima nell’attacco della Fiorentina. Poi, vent’anni più tardi, nel giro di campo più duro: con Roberto che spinge la carrozzina di Stefano, malato di Sla. Quella fotografia, quell’immagine straziante e allo stesso tempo tenera, ha colpito tra gli altri anche Cristiano Ronaldo, che nel 2008 era nel pieno della sua corsa forsennata verso la gloria, che lo ha portato fino a qui: senza dimenticar­e. Il campione portoghese ha invitato Chantal, la vedova di Stefano, per la finale di stasera. Un gesto forse piccolo. Sicurament­e non isolato e nemmeno nato per caso: «Ancelotti, che era molto vicino a lui, mi ha raccontato tante cose di Borgonovo — racconta CR7 contribuis­ce alla Fondazione. La moglie dell’ex viola: «Non riuscivo a crederci» CR7 —. Stefano è stato un grande attaccante e un vero combattent­e, dentro e fuori dal campo: amava il calcio tanto quanto amava la vita. Perciò ho deciso di sostenere la Fondazione che porta il suo nome per la lotta contro la Sla».

Ci sarà anche un po’ di Italia in questa finale, quindi. Quella che lotta e non molla mai. Come Chantal. Che era stata invitata a Madrid da Ancelotti per un Clasico Real-Barcellona e lì aveva conosciuto l’onnipotent­e procurator­e di Ronaldo Jorge Mendes, che in seguito ha messo in contatto la vedova Commozione Da sinistra: Chantal Borgonovo, Robi Baggio con Stefano Borgonovo; a destra: Cristiano Ronaldo (Afp, Ap) Borgonovo e Cristiano: «Non riuscivo a credere alle mie orecchie quando Mendes mi ha chiamato l’altro giorno e mi ha detto che Ronaldo vuole che veniamo a Parigi — spiega Chantal —. Sono felice che continuino a ricordare mio marito e ci sostengano nella nostra lotta contro la Sla. Non vedo l’ora di assistere alla finale, anche per discutere degli sforzi fatti dalla Fondazione con la comunità del calcio attuale. Noi abbiamo bisogno di un portavoce come Cristiano».

Anche Fernando Santos non può farne a meno. Ed è orgomolti glioso del suo capitano, non solo in campo: «Questi sono gesti di solidariet­à e altruismo che andrebbero fatti miliardi e miliardi di volte — dice il c.t. portoghese quando viene informato dell’invito fatto da Ronaldo — perché è quello di cui c’è più bisogno». E non si può certo dire che CR7 sia uno che si tiri indietro. La sua infanzia non facile, i problemi con l’alcol del padre e con la droga del fratello Hugo, lo hanno sempre reso molto sensibile: fare una classifica della beneficenz­a è sempre difficile e magari anche poco corretto (perché la fanno senza dirlo), ma secondo la graduatori­a fatta dalla rivista statuniten­se Athletes Gone Good Ronaldo è il numero uno anche in questo, davanti alla star del wrestling John Cena e alla tennista Serena Williams. Dall’operazione al cervello di un bambino di 10 anni, al centro portoghese per la lotta al cancro. Dalla fame infantile, all’obesità. Ronaldo è il testimonia­l (e il benefattor­e) perfetto per tante cause. Non solo per profumi, mutande o coppe da alzare al cielo.

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