Imparare a confrontarsi con la sofferenza dei bambini
Da un incontro della Fondazione Quarta un’occasione di riflessione
Il bisogno di sentirsi dire la verità: quelle domande infantili così difficili da ascoltare
Fa parte di un unico coerente progetto il corso di aggiornamento «Lo sguardo sulla sofferenza del bambino», voluto dalla Fondazione Giancarlo Quarta e conclusosi con una Carta comportamentale elaborata dai quasi 15o medici presenti. Un percorso che vede al centro la “parola” e il suo potere curativo, iniziato con il Progetto Ippocrates, rivolto ai medici dell’Istituto dei Tumori di Milano, per migliorare la comunicazione medico-paziente; proseguito con Asclepio — in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino — voluto per indagare sugli effetti che le parole del medico producono nel cervello del paziente, agendo come una specie di placebo. Il convegno, dedicato ai bambini ospedalizzati, è nato dall’esigenza di aiutare i «professionisti della salute» a comprendere le esigenze dei piccoli pazienti, simili ma anche diverse rispetto a quelle dell’adulto sofferente. I bambini hanno bisogno di sapere la verità, hanno timore, più che del dolore, dell’esclusione. E sono in grande difficoltà, come ha ricordato lo psichiatra Eugenio Borgna, nel costruire un rapporto doppiamente asimmetrico non solo perché il medico «sa» e il paziente «non sa», come accade agli adulti, ma perché uno è il grande e l’altro il piccolo.
Anche se l’incontro era rivolto a un pubblico specifico, ha dato spunti di riflessione per tutti: genitori, nonne, ma anche sorelle e fratelli maggiori. Uno su tutti: non sono il dolore o la disperazione dei genitori a far soffrire di più i bambini, ma il tentativo dei grandi di non sentirsi coinvolti, di non confrontarsi con la fragilità di chi è piccolo e soffre.
Errori I genitori dovrebbero evitare la trappola dell’aggressività, ma anche la passività rinunciataria