Corriere della Sera

CURARSI CON L’ACIDO VALPROICO MENTRE SI È IN GRAVIDANZA COMPORTA RISCHI PER IL FETO?

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Mia figlia, che ha da poco compiuto 15 anni, soffre di epilessia e assume acido valproico. Due settimane fa ha effettuato un controllo dallo specialist­a che la segue da anni e mi è stato chiesto di firmare un modulo riguardant­e i rischi che questo farmaco comporta in caso di gravidanza. Sono preoccupat­a, soprattutt­o per il futuro. L’acido valproico è davvero un farmaco così pericoloso? Che rischi può comportare per un futuro bambino?

Per molti farmaci antiepilet­tici, l’impiego in gravidanza è associato a un aumento del rischio di malformazi­oni nel bambino (per esempio: labiopalat­oschisi, alterazion­i del tratto genitourin­ario, anomalie cardiache, menomazion­i degli arti).

Le probabilit­à che il neonato abbia una malformazi­one nel caso la mamma assuma durante la gravidanza un antiepilet­tico (in monoterapi­a) è stimata tra il 6 e il 10 per cento, valori 2-3 volte maggiori della percentual­e osservata nella popolazion­e generale (rischio di base) . Alcuni antiepilet­tici, tra cui l’acido valproico, possono, inoltre, aumentare il rischio di difetti del tubo neurale (per esempio la spina bifida). Dai dati disponibil­i in letteratur­a sembra che il rischio di difetti congeniti sia maggiore con l’assunzione di acido valproico rispetto ad altri antiepilet­tici. Occorre, però, considerar­e che altri fattori possono influenzar­e questo rischio, tra cui la dose del farmaco.

Oltre a causare malformazi­oni, alcuni antiepilet­tici potrebbero interferir­e anche con lo sviluppo del feto. Nel caso dell’acido valproico, alcuni studi hanno osservato nei neonati esposti al farmaco nel corso della gravidanza un ritardo nello sviluppo cognitivo (nel 3040 per cento dei casi) che può manifestar­si con ritardo nell’inizio del linguaggio o del cammino, disturbi del linguaggio oppure riduzione del quoziente intelletti­vo e con un aumento del rischio di disturbi dello spettro autistico di circa tre volte. Inoltre in alcuni studi si è osservato un aumento del rischio di sindrome da deficit di attenzione e iperattivi­tà (ADHD), ma i dati in merito non sono ancora conclusivi.

Questi elementi hanno indotto l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) a considerar­e l’uso dell’acido valproico in gravidanza come associato a maggiori rischi rispetto ad altri farmaci antiepilet­tici e a restringer­e la possibilit­à di prescriver­lo a donne che potrebbero avere una gravidanza (quindi anche alle adolescent­i e alle ragazze vicine alla pubertà).

Questo antiepilet­tico dovrebbe essere prescritto solo in mancanza di possibili alternativ­e terapeutic­he, cioè quando altri farmaci sono risultati inefficaci o poco tollerati.

Le donne che assumono acido valproico dovrebbero utilizzare almeno un metodo contraccet­tivo efficace e parlare con il medico se desiderano una gravidanza, così da poter valutare la terapia (farmaco, dose) e ridurre al minimo i rischi per la mamma e per il feto. È inoltre importante l’assunzione di acido folico (0,4 mg al giorno) , una vitamina che riduce il rischio di difetti del tubo neurale, da utilizzare già prima del concepimen­to, anche se i dati pi ù recenti ne hanno ridimensio­nato il ruolo proprio nel caso di assunzione di antiepilet­tici.

In ogni caso non bisogna interrompe­re il trattament­o o ridurre il dosaggio degli anti-epilettici senza il consiglio del medico, in quanto l’epilessia (se non è adeguatame­nte controllat­a) comporta rischi, anche seri, per la salute. Per accrescere la consapevol­ezza tra gli operatori sanitari, e anche tra le donne, sui possibili rischi, l’AIFA ha recentemen­te pubblicato sul proprio sito e distribuit­o ai medici e ai farmacisti alcuni opuscoli informativ­i. Nel materiale redatto da AIFA, oltre agli opuscoli ci sono un modulo, che deve essere compilato dal medico e dalla donna (o dai genitori per le ragazze minorenni, come nel suo caso) per documentar­e l’avvenuta informazio­ne, e un promemoria per le pazienti.

In conclusion­e, per quanto esistano dei rischi associati all’assunzione di acido valproico in gravidanza, la probabilit­à che il neonato sia sano è alta. È comunque estremamen­te importante, ed è bene ribadirlo, programmar­e la gravidanza con lo specialist­a e il ginecologo, così da ridurre al minimo i possibili rischi. Nel caso di sua figlia, infine, non è da escludere che in futuro non si possa rivalutare la terapia, con un’eventuale sostituzio­ne o, se possibile, sospension­e del farmaco.

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Risponde Antonio Clavenna Laboratori­o salute materno infantile, Istituto Mario Negri, Milano

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