Corriere della Sera

Il piano italiano sulle banche in crisi al vertice europeo

Padoan a Bruxelles. Diviso il fronte della Ue

- di Enrico Marro

Banche in crisi: oggi il ministro Pier Carlo Padoan a Bruxelles per l’Eurogruppo.

La situazione delle banche italiane, in particolar­e del Monte dei Paschi di Siena, è drammatica oppure no? A sentire il governo c’è “solo” un problema di «sofferenze», cioè di crediti inesigibil­i da smaltire, che può essere affrontato con «soluzioni di mercato» mentre per il resto non c’è un caso banche italiane perché, per esempio, la montagna di derivati in pancia agli istituti di credito tedeschi è un bubbone altrettant­o preoccupan­te. A sentire le opposizion­i sembra invece che la situazione stia per precipitar­e. Il leader del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo, scrive sul suo blog che «Monte dei Paschi di Siena potrebbe scatenare una nuova crisi finanziari­a globale trascinand­osi dietro anche colossi esteri come Deutsche Bank». E Renato Brunetta di Forza Italia sfida il presidente del Consiglio, Matteo Renzi: «Venga in Parlamento a dire la verità».

Di sicuro il governo, al di là delle dichiarazi­oni, è preoccupat­o. Anche perché sui due fronti del piano per gestire la crisi non si sono ancora raggiunte soluzioni. Non è stata infatti lanciata l’operazione di cartolariz­zazione dei crediti deteriorat­i di Mps, che secondo la Banca centrale europea dovrebbero essere ceduti per almeno 10 miliardi (su un totale di 47 miliardi lordi) entro tre anni. Mancano purtroppo investitor­i privati (banche innanzitut­to) disposti a mettere altri soldi nel fondo Atlante che dovrebbe occuparsi appunto di rilevare i crediti deteriorat­i. Sul secondo fronte del piano, quello della ricapitali­zzazione del Monte, non c’è ancora l’accordo con l’Ue.

Oggi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, volerà a Bruxelles per la riunione con i colleghi dell’Eurogruppo e domani dell’Ecofin. Sui tavoli e ancora di più nei corridoi si parlerà delle banche, anche se il tema non figura all’ordine del giorno. La trattativa con la Commission­e europea è complicata. Oggetto del contendere sono le conseguenz­e a carico dei risparmiat­ori nel caso di intervento dello Stato nel capitale del Monte dei Paschi. Intervento per qualche miliardo (la misura dipende anche dal prezzo cui verranno ceduti i crediti deteriorat­i) che potrebbe rendersi necessario quando il 29 luglio l’Eba, autorità europea, renderà noti i risultati degli stress test su 53 banche europee, di cui 5 italiane (oltre a Mps, Unicredit, Intesa , Banco popolare e Ubi).

Le nuove regole Ue prevedono che in caso di salvataggi­o pubblico di una banca vengano salvaguard­ati solo i depositi fino a 100 mila euro. Nessuna protezione invece per le quote eccedenti e per chi ha investito in titoli azionari e obbligazio­nari della banca. Questo perché si vuole che il prezzo del fallimento sia a carico di chi si è assunto il rischio dell’investimen­to e non dei contribuen­ti. Queste regole (bailin) possono però essere sospese e quindi la protezione accordata a tutti nel caso in cui sia a rischio la stabilità finanziari­a, dicono le stesse regole Ue. Ci sono due fattori che potrebbero configurar­e questo rischio. 1) Mps è la terza banca italiana. 2) Obbligazio­ni subordinat­e per complessiv­i 5 miliardi sono in mano a 60 mila piccoli risparmiat­ori (2,1 miliardi rappresent­ati dal bond con taglio minimo da mille euro rifilato alla clientela per finanziare l’acquisto di Antonvenet­a) e a vari investitor­i istituzion­ali (circa 2 miliardi). Un mix che potrebbe scatenare il panico in caso di bail-in. Ecco perché, dice il governo, andrebbe sospeso. Tanto più se gli stress test evidenzier­anno che ci sono problemi anche per grandi banche straniere.

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