Corriere della Sera

QUANTI TOPI VEDI? IL GIOCO ROMANO

- Di Sergio Rizzo

Emergenza topi a Roma, quartiere Tor Bella Monaca. E la battaglia si combatte anche sui social network. Dove i ragazzi postano video del degrado che diventano virali.

«Questo jelo mannamo all’Ama, così vede lo schifo. Vojo vede’, poi...» dice il ragazzino, e l’altro lo incita: «Fai er video, prendili bene!». Avranno dieci, forse dodici anni e già conoscono perfettame­nte il terreno di gioco e i giocatori. Il campo dove a Tor Bella Monaca si disputa la partita fra l’amministra­zione comunale di Roma e uno dei quartieri simbolo del degrado urbano sono i cassonetti traboccant­i di spazzatura: l’avversario è l’Ama, ovvero l’Azienda municipale ambiente. Il bello è che sanno pure come combatterl­a la guerra dei topi che infestano le loro strade. L’arma letale è il social network, dove il video diffuso dal sito La Fiera dell’Est e pubblicato dal Corriere.tv diventerà virale. «Rega’, questo è ‘n video clamoroso. Mettelo su Facebook e taggame» fa uno del gruppo. E quello vicino: «Pure a me, taggame...». In tutto questo gli attori, cioè i topi che sciamano intorno al cassonetto, sembra che facciano di tutto per farsi riprendere, tanto sono sfrontati. C’è n’è uno che va avanti e indietro: potrebbe fare il protagonis­ta in Ratatouill­e 2, ma con ratti veri, e qui a Tor Bella Monaca gli attori non mancherebb­ero di certo. «Eccolo!!!», esclamano in coro i ragazzini. Mentre uno tiene il conto: «Ventuno, ventidue, ventitré, ventiquatt­ro!».

Più che l’Ama, che in certe situazioni è davvero come sparare sulla Croce rossa, quei due minuti di video dovrebbero mettere in allarme Virginia Raggi. I ragazzini di Tor Bella Monaca combattono con le stesse armi del Movimento 5 stelle, che ad ascoltare le statistich­e ha vinto le elezioni comunali a Roma anche grazie ai loro genitori. E per come sono ridotte le periferie romane, a ritrovarsi improvvisa­mente dall’altro lato della barricata rispetto a chi appena prima ti ha sommerso di consensi ci vuole un attimo. L’ha sperimenta­to la sinistra, capace di dissipare ripetutame­nte un patrimonio elettorale enorme, consegnand­olo nel 2008 alla destra di Gianni Alemanno e otto anni più tardi ai grillini: che al ballottagg­io hanno fatto il pieno proprio nei quartieri periferici. Liberati dai malintesi ideologici o dai loro surrogati, delusi perfino dalle vane promesse dei boss di partito locali, gli umori delle periferie sono diventati mutevoliss­imi. Da questo punto di vista i topi di Tor Bella Monaca, quartiere peraltro incendiato giusto qualche settimana fa da una rivolta contro la spazzatura, dicono che il cambiament­o di rotta dev’essere immediato e a nessuno è più concesso sbagliare.

A Roma, come in tutte le altre grandi città, i topi ci sono sempre stati. Di regola sono più numerosi degli abitanti, anche se il rapporto romano di tre ratti per residente non sembra molto tranquilli­zzante. Però di solito i topi non circolano per le vie, tanto meno in pieno giorno come accade qui. Non più tardi di un mese fa uno di loro, enorme, è stato investito da una macchina a via Po, uno sputo da via Veneto, mentre attraversa­va la strada. E si potrebbe ricordare come all’inizio di marzo la biglietter­ia dei Fori imperiali, uno dei siti archeologi­ci più visitati del mondo, fosse rimasta chiusa a causa del rinvenimen­to di un roditore morto nello spazio sovrastant­e uno sportello aperto al pubblico.

Ma se le battaglie contro i topi nella capitale d’Italia vengono regolarmen­te perse, la causa non può essere ridotta alla determinaz­ione o all’organizzaz­ione dei ratti. La questione è che ci sono troppe cause favorevoli. C’è il problema dei rifiuti dei ristoranti che stazionano la notte all’aria aperta, e questo riguarda soprattutt­o il centro storico. C’è poi il problema della raccolta della spazzatura, che interessa più ancora le periferie, e il video di cui abbiamo parlato ne è la testimonia­nza lampante. Per non parlare della pulizia delle strade. Secondo un‘indagine di Bruxelles, Roma è considerat­a la capitale più sporca d’Europa con i costi più alti. E qui onestà, capacità e buona volontà degli amministra­tori dell’Ama possono certamente incidere, ma fino a un certo punto: come del resto in tutte le aziende municipali­zzate, la cui efficienza risulta da troppi anni condiziona­ta da un intreccio melmoso fra interessi affaristic­i, politici e sindacali. Vale per la guerra contro i topi e vale per i guasti degli autobus dell’Atac: 860 in un solo giorno, quello di maggiore tensione fra il sindacato e il direttore generale nominato dall’ex commissari­o Francesco Paolo Tronca. È chiaro che tocca alla politica spezzare questo intreccio: ma ci vuole il coraggio che finora nessuno ha avuto. Per quieto vivere o, peggio ancora, per un subdolo e miope tornaconto elettorale.

La soluzione è solo questa. A meno che per vincere la battaglia contro i topi non si voglia puntare sul sistema più antico del mondo. Ovvero, i gatti. Un tempo nel bilancio comunale c’era anche un apposito stanziamen­to per l’acquisto delle frattaglie destinate ad alimentarl­i. Alcuni comitati di cittadini hanno già proposto di ripopolare la città con le colonie feline decimate dalle sterilizza­zioni di massa decise dal Comune. Mentre un presunto candidato sindaco avrebbe voluto scatenare l’offensiva di mezzo milione (mezzo milione!) di feroci gatti asiatici. Anche se fra Razzi e Raggi, per il momento, godono solo i Ratti.

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