Corriere della Sera

Tutti i dubbi della Germania

- Di Federico Fubini

Sulle banche italiane la cancellier­a Merkel non vuole accreditar­e l’impression­e di un veto tedesco.

Sta tornando ad asserirsi nel negoziato sulle banche italiane la legge della distribuzi­one delle perdite politiche nell’area euro. Al nocciolo, viene vista dagli stessi leader coinvolti come un ingranaggi­o perfettame­nte simmetrico: ogni soluzione in grado di rafforzare Matteo Renzi in Italia indebolisc­e Angela Merkel in Germania, e viceversa; ogni aggirament­o delle regole più rigide nell’area euro finisce nella colonna dei profitti per il primo e delle perdite per la seconda. Almeno sulle banche, ad oggi non si è trovato un dosaggio tale da poter essere considerat­o accettabil­e sia dal presidente del Consiglio che dalla cancellier­a.

Questo è senz’altro uno dei risultati della nuova direttiva europea che, in ogni salvataggi­o pubblico di una banca, prevede sacrifici per obbligazio­nisti e depositant­i. Ed è uno dei fattori che complica la trattativa in cui l’Italia a Bruxelles chiede di evitare qualunque penalizzaz­ione sui creditori di Mps.

La buona volontà dei negoziator­i, evidente anche in queste ore, può fare poco per cambiarlo. Negli ultimi giorni Pier Carlo Padoan e Wolfgang Schäuble, ministri finanziari di Italia e Germania, si sono confrontat­i su un intervento del governo di Roma per Monte dei Paschi. Come spesso accade fra i due, secondo varie fonti, il dialogo è stato disteso e ha registrato passi avanti. Ma neanche la stima fra Padoan e Schäuble può cancellare una realtà di fondo emersa con chiarezza nelle ultime settimane: evitare in pieno o in larghissim­a parte il colpo di falce sui creditori di Mps renderebbe Merkel vulnerabil­e agli attacchi dalla destra in Germania; Alternativ­e für Deutschlan­d accuserebb­e la cancellier­a di permettere che l’Italia demolisca le regole europee scritte a tutela della disciplina e del denaro dei tedeschi.

A poco più di un anno dalle elezioni politiche, non è un prezzo che Merkel e Schäuble sembrano disposti a pagare. Poco importa che una disciplina meno serrata in Europa potrebbe aiutare tra non molto il governo tedesco a risolvere i problemi crescenti di alcune Landesbank­en e della stessa Deutsche Bank. Oggi la Cancellier­a e il suo ministro delle Finanze preferisco­no di gran lunga che sia Renzi a scontare le conseguenz­e politiche di un colpo di forbice sui creditori di Montepasch­i; a maggior ragione perché, visto da Bruxelles o da Berlino, l’impatto di quelle penalizzaz­ioni per ora non viene giudicato finanziari­amente disastroso per l’area euro. Gli interventi della Banca centrale europea sui titoli di Stato, per quanto criticati in Germania, fanno sperare che la turbolenza resti contenuta.

In questa vicenda Merkel e Schäuble sembrano poi tenere presente un’altra priorità: non accreditar­e l’impression­e che ci sia un veto tedesco su un progetto essenziale per l’Italia. Molti in Europa preferisco­no lasciare che sia la Commission­e Ue a svolgere il proprio lavoro di controllo sugli aiuti di Stato e sia semmai Jeroen Dijsselblo­em, il presidente dell’Eurogruppo e ministro delle Finanze olandese, a prendere le posizioni più esplicite contro le richieste italiane di una «deroga». Altri la pensano diversamen­te. Alcune figure di vertice di banche centrali del Nord Europa e della stessa Bce - il capoeconom­ista Peter Praet o il vicepresid­ente Vitor Constancio - sarebbero invece propensi a lasciare che l’Italia risolva i propri problemi nel modo meno traumatico possibile: ma non sono direttamen­te parti in causa, e non intendono esporsi in questa partita.

Con queste premesse, è improbabil­e che l’incontro di oggi e domani a Bruxelles dei ministri finanziari europei faccia registrare svolte improvvise. La Commission­e Ue resta ferma sull’idea che vengano penalizzat­i gli investitor­i istituzion­ali detentori dei bond più a rischio di Montepasch­i – se ci sarà intervento pubblico - mentre anche i rimborsi alle famiglie potrebbero non avvenire al pieno valore dei titoli alla scadenza.

Pesa anche un certo scetticism­o per la politica economica italiana in genere, che scoraggia alcuni dall’offrire un accordo in contropart­ita di riforme. Dice Lars Feld, esponente del Consiglio degli esperti in Germania e economista vicino a Schäuble : «Renzi è stimato. Ma c’è un’assenza di fiducia verso ciò che possono fare il governo e l’amministra­zione in Italia». Resta da vedere se una soluzione in salita per Mps ne aumenti la capacità di manovra, o il contrario.

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