Corriere della Sera

«Lo Stato in Montepasch­i sarebbe l’extrema ratio»

Baretta: non solo Cdp, ognuno faccia la sua parte sulle sofferenze

- di Enrico Marro

«Sì è chiaro che alla riunione Ecofin il tema della crisi delle banche sarà presente, del resto riguarda non solo l’Italia, ma anche altri Paesi, Germania compresa», dice il sottosegre­tario all’Economia, Pier Paolo Baretta.

Il ministro Pier Carlo Padoan sembra però aver fretta di chiudere l’accordo con Bruxelles che autorizzi l’intervento pubblico nel Monte dei Paschi di Siena. Avverrà prima del 29 luglio, quando l’Eba, l’autorità europea, renderà noti i risultati degli stress test su 53 banche dell’Ue, Mps compreso?

«Il governo considera l’intervento pubblico come l’ultimo passo, eventualme­nte da attivare dopo che il mercato abbia messo in campo la necessaria risposta alla prima urgenza, che riguarda la cessione di quote significat­ive di crediti deteriorat­i. Inoltre, l’intervento pubblico dovrebbe comunque avvenire d’intesa con la commission­e europea».

Intesa che ancora non c’è.

«Con la commission­e stiamo esaminando la situazione. Mi rendo conto che parlare di intervento pubblico in Mps solo se necessario possa apparire come un esercizio teorico, ma non dimentichi­amo che, al momento, noi siamo solo di fronte a una richiesta della Banca centrale europea al Monte di alleggerir­e più rapidament­e le sue “sofferenze”. Tutti sono al lavoro su questo, per creare un mercato dei crediti deteriorat­i».

Beppe Grillo dice che se salta Mps, si scatenerà una nuova crisi globale.

«Diffondere il panico è proprio ciò che non serve. Mps è una banca ben patrimonia­lizzata, ma con troppi crediti deteriorat­i. Ridurli è interesse di tutto il sistema, non solo di Mps, per questo siamo convinti che il mercato si attiverà. Il governo ha già messo in campo strumenti come il pegno non possessori­o e il patto marciano che accorciano i tempi di recupero dei crediti».

Però Atlante bis, il fondo per comprare le sofferenze dalle banche, non decolla. Casse previdenzi­ali, fondi pensione e altri soggetti che dovrebbero affiancare le banche e la Cassa depositi e prestiti non sembrano disponibil­i a investire risorse in questa partita.

«La cautela è comprensib­ile. Ma spero che i soggetti privati capiscano che non può essere solo la parte pubblica, cioè Cassa depositi e prestiti, a farsi carico dell’intervento e che esso è nell’interesse, come dicevo, di tutto il sistema. Conviene quindi che ognuno faccia la sua parte. La spinta del governo su questo c’è e continuerà e sono convinto che le resistenze verranno superate».

Con Bruxelles non c’è accordo sull’eventuale salvataggi­o pubblico di Mps in sospension­e del bail-in. Il governo vorrebbe tutelare tutti gli obbligazio­nisti subordinat­i. La commission­e non è disposta a proteggere quelli istituzion­ali (fondi, banche, eccetera). Come se ne esce?

«Senza entrare nel merito del caso Mps e del confronto con l’Ue, dalla quale pure giungono segnali contraddit­tori, è chiaro che il governo punta a salvaguard­are la banca e i suoi risparmiat­ori. Fare una distinzion­e tra risparmiat­ori di serie A e di serie B mi sembrerebb­e complicato, perché, nel caso si rendesse necessario un intervento pubblico, su tutto prevarrebb­e la necessità si salvare la terza banca italiana».

Il governo vuole il salvataggi­o in sospension­e di bail-in (che le regole Ue permettono solo se è a rischio la stabilità finanziari­a) ma allo stesso tempo dice che la situazione non è poi così grave: una contraddiz­ione.

«No. Il governo non sottovalut­a la situazione, ma dice che si può evitare che diventi una crisi di sistema. C’è un problema di sofferenze, così come in altri Paesi c’è la questione dei derivati. Ci vogliono interventi coordinati con l’Ue. Il tutto appunto per evitare di cadere in quel rischio di instabilit­à finanziari­a che comunque è previsto dalle regole».

Lei ha seguito da vicino la riforma delle popolari e delle banche di credito cooperativ­o. A che punto siamo?

«Sulle popolari, dobbiamo accelerare sulla trasformaz­ione degli istituti in società per azioni. Sulle Bcc, dopo l’importanti­ssima scelta di creare una holding, bisogna procedere con aggregazio­ni di secondo livello che riducano la frammentaz­ione del sistema».

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