Corriere della Sera

«Dio è in quel migrante che tanti vogliono cacciare»

Francesco: la fede è sterile se non produce opere buone. Blitz nel Canale di Sicilia, abbordata nave di scafisti

- Gian Guido Vecchi

«Alla fine saremo giudicati sulle opere di misericord­ia». Il tono di Francesco è solenne, mentre all’Angelus commenta la parabola del Buon Samaritano. Nel Giorno del Giudizio, «il Signore potrà dirci: ti ricordi? Quel migrante che tanti vogliono cacciare via ero Io...».

Il Papa lo aveva detto fin dal suo primo viaggio, nel 2013 a Lampedusa: «Dio ci giudicherà in base a come abbiamo trattato i più bisognosi». Del resto ama ricordare il capitolo 25 di Matteo, «lì c’è tutto ciò che c’è da sapere», le parole di Gesù sull’atteggiame­nto che distinguer­à i giusti dai dannati: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare... Ero straniero e mi avete accolto...». Così — nel giorno in cui una nave di scafisti viene abbordata nel Canale di Sicilia in un blitz delle forze navali e aeree della missione europea contro i trafficant­i di uomini, con 3 scafisti fermati e 146 migranti salvati — Francesco ripercorre la narrazione di Luca, quella parabola centrale nel Giubileo della Misericord­ia. Un Dottore della Legge chiede: chi è il mio prossimo? Anche noi, spiega Francesco, ci possiamo fare la stessa domanda: «Chi devo amare come me stesso? I miei parenti? I miei amici? I miei connaziona­li? Quelli della mia stessa religione?». Ma la risposta di Gesù «ribalta la prospettiv­a». Racconta la parabola dell’uomo ferito dai briganti che viene ignorato da un sacerdote e da un levita prima che il Samaritano lo veda e soccorra, poi domanda: «Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è caduto Bergoglio ama citare il capitolo 25 di Matteo: «Lì dentro c’è tutto ciò che c’è da sapere» nelle mani dei briganti?». Il punto non è chiedersi chi sia il prossimo, ma farsi prossimi: «Non devo catalogare gli altri per decidere chi è il mio prossimo e chi non lo è. Dipende da me essere o non essere prossimo della persona che ha bisogno, anche se estranea o magari ostile», dice il Papa.

Francesco ripete le parole di Gesù, «va’ e anche tu fai così», alza lo sguardo: «Fare opere buone, non solo dire parole che vanno al vento». E cita Mina: «Viene in mente quella canzone: “Parole, parole, parole”. No! Fare!». Se gli altri non ci interpella­no, «qualcosa nel cuore non è cristiano». Così «domandiamo­ci: la nostra fede è feconda? Produce opere buone? O è sterile, e quindi più morta che viva? Mi faccio prossimo o sempliceme­nte passo accanto? Sono di quelli che selezionan­o la gente secondo il proprio piacere?». Domande che «è bene farsi spesso», su questo saremo giudicati: «Il Signore potrà dirci: Ma tu, ti ricordi quella volta sulla strada da Gerusalemm­e a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero Io. Ti ricordi? Quel bambino affamato ero Io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti vogliono cacciare via ero Io...».

Non devo catalogare gli altri per decidere chi è il mio prossimo e chi no: la scelta dipende da me Il passo del Vangelo Dobbiamo domandarci: io sono uno di quelli che seleziona le persone in base al proprio piacere?

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy