Senato, Renzi fiducioso sui numeri Il cambio di passo sul referendum
Approccio più cauto sulla consultazione. Legge elettorale, pressing da sinistra
Si apre oggi una settimana delicata per il governo, atteso ad un primo test sulla tenuta della maggioranza in Senato, sul provvedimento che riguarda i bilanci delle Regioni e degli enti locali. Secondo Renzi e i vertici del Pd i numeri ci sono, la preoccupazione dei giorni scorsi è passata, i rapporti con il Nuovo centrodestra di Alfano tengono nonostante le fibrillazioni. Ma ovviamente sarà solo il dato di Palazzo Madama a fugare realmente i dubbi che sono circolati.
Non è passato inosservato una sorta di cambio di passo nella comunicazione del presidente del Consiglio, che nel corso del vertice Nato a Varsavia, fra venerdì e sabato scorso, ha declinato i tratti di una maggiore distanza, politica e umana, dal referendum istituzionale di ottobre. Una sorta di approccio nuovo al tema.
Un tocco di fatalismo è arrivato dall’ammissione che potrebbero esserci «sorprese», come nel caso della Brexit, ma anche in un altro concetto condiviso con i cronisti che lo hanno seguito in Polonia: «Adesso questa partita non dipende tanto da me, non è che posso fare molto, posso solo dire agli italiani di decidere».
Una prospettiva diversa rispetto alle parole degli ultimi mesi, che si è intrecciata anche ad un filo di autocritica. Renzi stesso ha raccontato che il premier albanese era confuso pur leggendo tre quotidiani italiani al giorno, e ha formulato quella che è parsa un’ammissione: «Forse anche io ho qualche responsabilità».
Una confusione generata anche dal continuo sovrapporsi del tema del referendum a quello della legge elettorale. La minoranza dem, in testa Pier Luigi Bersani, è convinta che Renzi non possa cavarsela rinviando il tema delle modifiche all’Italicum all’autonomia delle Camere: «Dovrebbe prendere lui un’iniziativa», dice l’ex segretario; ma per il premier la strategia è opposta. Non sovrapporre più i due temi, tanto che ha annunciato una sorta di silenzio stampa sull’Italicum, almeno sino al referendum.
Ieri Renzi trascorreva una giornata di relax in Versilia, fra spiaggia e partita di calcio con i familiari, immagini restituite dai cronisti locali che fanno il paio con almeno un altro concetto nuovo della comunicazione del premier, anche questo espresso a Varsavia: «L’impegno sul referendum l’ho messo, ho portato il Parlamento a votarlo, ora tocca gli italiani».
L’obiettivo è portare almeno il 60% dei cittadini a votare, la macchina del Pd si è messa in moto: ai primi di settembre dovrebbero essere attivi 10 mila comitati elettorali, un enorme sforzo di mobilitazione.