Corriere della Sera

Lupi: da noi nessun ricatto, ma fermiamo i listoni unici Appoggio esterno senza senso

- di Monica Guerzoni

«Modello Milano» «Non credo ci siano 10 senatori che vogliono tornare in FI, ma alle urne andremo con loro»

ROMA «Non abbiamo mai fatto ricatti».

Mai detto a Renzi «o cambi l’Italicum o togliamo l’appoggio al governo», presidente Maurizio Lupi?

«No. E mai abbiamo detto che avremmo votato no al referendum se la legge elettorale resta com’è. L’apertura di Renzi è un segnale importante. Se una legge può essere migliorata, si può e si deve farlo in Parlamento. Ma niente bracci di ferro, perché portano in un vicolo cieco».

Per il dem Tonini, il fatto che i microparti­ti chiedano il premio di coalizione è il «migliore argomento per conservare il premio di lista».

«Se la maggioranz­a rischia di finire in un vicolo cieco è perché qualcuno, come Tonini, ha dimenticat­o che non siamo un microparti­to. Siamo l’elemento fondamenta­le di una legislatur­a che si è posta il compito di fare le riforme e di tirare fuori il Paese dalla crisi. Se fosse stato per le microcorre­nti del Pd non avremmo fatto la riforma costituzio­nale, il Jobs act, la scuola, l’abolizione dell’Imu... La debolezza di questo governo è pensare di essere un monocolore del Pd».

Per i cinquestel­le chi chiede il premio alla coalizione lo fa per salvarsi la poltrona.

«Noi non abbiamo nessuna paura. Chiediamo di cambiare l’Italicum perché i partiti si preparano a fare dei listoni che in realtà sono delle coalizioni, allora non è meglio fare chiarezza? Se poi il Pd vuole, si può presentare da solo come fa il M5S».

Sosterrete Renzi al referendum di ottobre?

«Noi lavoriamo convintame­nte per il sì. È un passaggio epocale, come quello del 1994 tra prima e seconda Repubblica. Agli amici di Ap e Ncd dico che dobbiamo rivendicar­e con forza il lavoro di questi tre anni e chiederci quale ruolo debba avere una cultura politica liberale e moderata in questa Italia nuova. Non possiamo rischiare che nel febbraio 2018 le uniche proposte in campo siano la sinistra di Renzi e il movimento populista di Grillo».

Dieci senatori guidati da Schifani sono pronti a tornare con Berlusconi?

«A parte che io non credo ci siano dieci senatori che vogliono tornare in Forza Italia, la nostra forza è stare insieme. Pagnoncell­i ci dà al 4,5% e io penso che dobbiamo seguire il

modello Milano e presentarc­i assieme a FI, a pezzetti di Pdl e a forze spappolate che rischiano di sparire, come Scelta civica. Berlusconi può capire che rigenerare un’area liberalpop­olare è un compito storico».

Aleggia ancora l’idea dell’appoggio esterno?

«Sarebbe un ritorno alla preistoria, che senso ha? Alfano ha parlato di tagliando dopo il referendum. Invece di pensare a vecchie formule lavoriamo per la legge di Stabilità del 16 ottobre, in cui si dovrà vedere il frutto del cambiament­o che stiamo facendo».

È favorevole allo spacchetta­mento dei quesiti?

«Dobbiamo essere realisti, purtroppo il referendum si è molto politicizz­ato. Se le domande saranno pertinenti, costringer­anno a entrare di più nel merito e a non usare il referendum come strumento per mandare a casa qualcuno».

Spacchetta­re il referendum? Se le domande saranno pertinenti, costringer­anno a entrare nel merito e a non usare il voto per mandare a casa qualcuno

Col senno di poi, rifarebbe il passo indietro dal ministero delle Infrastrut­ture?

«Non rimpiango la scelta che ho fatto».

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