Corriere della Sera

Obiezione di coscienza per le unioni civili «Non è prevista, si rischiano sanzioni»

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Non c’è obiezione di coscienza per le unioni civili. I Comuni sono dunque tenuti a celebrare le nozze. Così si sostiene in un documento di «Certi Diritti», associazio­ne dei Radicali. Secondo cui, nel nostro ordinament­o, non esiste un generico diritto ad astenersi dallo svolgere le proprie mansioni, ma soltanto due casi in cui la rinuncia è concretame­nte prevista e regolament­ata: aborto e sperimenta­zione animale. «Quindi, chi fa appello a convincime­nti personali, quali che siano, per rifiutarsi di svolgere le proprie mansioni al di fuori di queste fattispeci­e, ne paga le conseguenz­e, più che altro disciplina­ri». Del resto, nel regolament­o attuativo della legge Cirinnà del 20 maggio 2016, al primo comma dell’articolo 1, si specifica che «al fine di costituire un’unione civile, due persone maggiorenn­i dello stesso sesso fanno congiuntam­ente richiesta all’ufficiale dello stato civile del Comune di loro scelta» che immediatam­ente la deve verbalizza­re. Dunque non solo il celebrante non deve essere per forza il sindaco che, nel caso, può sempre delegare il compito al funzionari­o del Comune. Ma in fondo al testo il legislator­e ha anche ritenuto di precisare che «è fatto obbligo a chiunque spetti di osservare e fare osservare il presento decreto». Il che non lascerebbe spazio, secondo le conclusion­i del documento, a nessuna forma di obiezione di coscienza.

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