Corriere della Sera

OBAMA E L’EUROPA: UN ADDIO NEL SEGNO DELL’INCERTEZZA

- Il corsivo del giorno di Paolo Valentino

Chi li ha visti da vicino, dice che il tono delle conversazi­oni sia stato affettuoso, quasi malinconic­o. Il pensiero che fosse l’ultimo appuntamen­to europeo da presidente per Barack Obama ha aleggiato per tutto il vertice Nato di Varsavia. A rendere ancora più densa di incertezze e ansie l’atmosfera è stato il fatto che il congedo del presidente americano si sia consumato in un contesto geopolitic­o mai così carico di sfide, pericoli e rischi per l’Alleanza. Ma più che le mire espansioni­stiche di Mosca sul fronte orientale, la crisi Ucraina, le minacce dal fianco Sud, dal terrorismo jihadista alle pressioni migratorie, più che il prolungame­nto della missione afghana o il nuovo fronte della cybersecur­ity, il vero elefante nei corridoi dello Stadio Nazionale è stato la Brexit, tema dominante di ogni discussion­e non vincolata dal programma, di ogni incontro informale. Obama lo ha affrontato di petto, segno che nessuno più degli Stati Uniti si preoccupi delle possibili conseguenz­e del voto con cui i cittadini britannici hanno deciso l’uscita dalla Ue. Ed è significat­ivo che il presidente americano, pur ammettendo che il risultato getti incertezza sul futuro dell’integrazio­ne europea, si sia affrettato a liquidare i profeti di sventure che vedono la Brexit minacciare l’intero edificio comunitari­o: «Questo tipo di iperbole è fuori luogo», ha detto Obama. Due sono i punti fermi indicati dal capo della Casa Bianca: che il negoziato per la separazion­e sia «il più ordinato possibile» e che l’esito finale sia «un rapporto il più vicino possibile» tra Londra e i 27. Perché una cosa è chiara: «Gli Stati Uniti rimarranno amici, alleati, partner e avranno relazioni molto strette con entrambe le sponde della Manica». Ci sono ragioni strategich­e, quelle che vedono Londra dare il maggior contributo alla sicurezza europea, nella Nato, dopo gli Usa: «Questo non dovrà cambiare». E ragioni economiche: «È importante — ha detto Obama — che nessuno irrigidisc­a le sue posizioni in modi che danneggere­bbero le rispettive economie e quella mondiale, in una fase piuttosto instabile».

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