Corriere della Sera

Cantona a Ibra: «A Manchester il re sono io» L’ex campione allo svedese: «Benvenuto allo United, ma al massimo sarai principe»

- Carlos Passerini

Nulla di strano, l’agentemogl­ie fa il suo mestiere e cura gli interessi del bomber con cui nei giorni scorsi c’è stata una lite (pare ricomposta) per una foto «non autorizzat­a» del capitano dell’Inter con l’ereditiera Paris Hilton. Non può però stupire la posizione dell’Inter e del Suning che scelto la linea dura: il contratto va bene così, arrivederc­i Wanda.

Lo scontro è diventato mediatico, terreno amico di Wanda. L’offensiva è partita dal programma Infama (sembra fatto apposta) sulla tv argentina: «Ho parlato con i dirigenti dell’Atletico Madrid, non con Simeone, ma se il Cholo vuole chiama Mauro. Di offerte per

«Caro Ibra, a Manchester c’è posto solo per un re, tu al massimo puoi fare il principe». La cosa più bella di Eric Cantona — insieme alle sue punizioni a rientrare, ai tiri al volo, al colletto alzato e onestament­e a una montagna di altri dettagli che lo hanno reso The King, il Re, un’icona pop senza nemmeno bisogno dell’assist moderno dei social network — è che quando parla è come se dribblasse: non capisci mai se va di qua o di là, se ti passa a destra o sinistra, se scherza o fa per davvero.

Ma, in fondo, che preferisca non essere preso sul serio l’ha detto più volte, l’ultima qualche Diavoli Rossi ieri e oggi Eric Cantona e Zlatan Ibrahimovi­c (Reuters) anno fa in un’intervista a Four Four Two: «Non ascoltatem­i, non sono un professore, la vita è un circo». Sarà, però stavolta la parte dello studente bacchettat­o, o della foca, è toccata a Zlatan Ibrahimovi­c, da qualche settimana nella rosa di quel Manchester United per il quale Cantona ha giocato dal 1992 al 1997 vincendo quattro Premier e due Coppe d’Inghilterr­a. «Tu hai deciso di andare ai Red Devils, e questa è la scelta migliore che tu potessi fare — ha detto l’ex campione, oggi 50 anni, in una teatraliss­ima intervista video per Eurosport, canale per il quale sta commentand­o l’Europeo —.

Se vuoi la «7» è tua, caro Zlatan, è il mio benvenuto. Ma il re è andato, lunga vita al principe

Quando cammini nel Teatro dei Sogni e senti i fantasmi delle leggende che ci sono state prima; quando tu segni un gol di fronte alla Stretford End; quando senti il pubblico che invoca il tuo nome; quando il tuo cuore batte così forte che pare ti stia uscendo fuori dal petto; quando senti che amerai loro più di quanto loro amano te; a quel punto saprai, amico mio, che finalmente è diventata casa tua».

Casa ma non regno, perché poi è arrivato l’affondo: «Il re sono io, lunga vita al principe». Un re un po’ hipster, quello del video: barba lunga, camicia a quadretton­i slacciata, una specie di scettro in mano, l’indimentic­abile maglia rossa numero 7 lì accanto. «Se la vuoi è tua Zlatan, è il mio benvenuto, ma il re è andato». Diciannove anni fa, o forse mai.

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