Cantona a Ibra: «A Manchester il re sono io» L’ex campione allo svedese: «Benvenuto allo United, ma al massimo sarai principe»
Nulla di strano, l’agentemoglie fa il suo mestiere e cura gli interessi del bomber con cui nei giorni scorsi c’è stata una lite (pare ricomposta) per una foto «non autorizzata» del capitano dell’Inter con l’ereditiera Paris Hilton. Non può però stupire la posizione dell’Inter e del Suning che scelto la linea dura: il contratto va bene così, arrivederci Wanda.
Lo scontro è diventato mediatico, terreno amico di Wanda. L’offensiva è partita dal programma Infama (sembra fatto apposta) sulla tv argentina: «Ho parlato con i dirigenti dell’Atletico Madrid, non con Simeone, ma se il Cholo vuole chiama Mauro. Di offerte per
«Caro Ibra, a Manchester c’è posto solo per un re, tu al massimo puoi fare il principe». La cosa più bella di Eric Cantona — insieme alle sue punizioni a rientrare, ai tiri al volo, al colletto alzato e onestamente a una montagna di altri dettagli che lo hanno reso The King, il Re, un’icona pop senza nemmeno bisogno dell’assist moderno dei social network — è che quando parla è come se dribblasse: non capisci mai se va di qua o di là, se ti passa a destra o sinistra, se scherza o fa per davvero.
Ma, in fondo, che preferisca non essere preso sul serio l’ha detto più volte, l’ultima qualche Diavoli Rossi ieri e oggi Eric Cantona e Zlatan Ibrahimovic (Reuters) anno fa in un’intervista a Four Four Two: «Non ascoltatemi, non sono un professore, la vita è un circo». Sarà, però stavolta la parte dello studente bacchettato, o della foca, è toccata a Zlatan Ibrahimovic, da qualche settimana nella rosa di quel Manchester United per il quale Cantona ha giocato dal 1992 al 1997 vincendo quattro Premier e due Coppe d’Inghilterra. «Tu hai deciso di andare ai Red Devils, e questa è la scelta migliore che tu potessi fare — ha detto l’ex campione, oggi 50 anni, in una teatralissima intervista video per Eurosport, canale per il quale sta commentando l’Europeo —.
Se vuoi la «7» è tua, caro Zlatan, è il mio benvenuto. Ma il re è andato, lunga vita al principe
Quando cammini nel Teatro dei Sogni e senti i fantasmi delle leggende che ci sono state prima; quando tu segni un gol di fronte alla Stretford End; quando senti il pubblico che invoca il tuo nome; quando il tuo cuore batte così forte che pare ti stia uscendo fuori dal petto; quando senti che amerai loro più di quanto loro amano te; a quel punto saprai, amico mio, che finalmente è diventata casa tua».
Casa ma non regno, perché poi è arrivato l’affondo: «Il re sono io, lunga vita al principe». Un re un po’ hipster, quello del video: barba lunga, camicia a quadrettoni slacciata, una specie di scettro in mano, l’indimenticabile maglia rossa numero 7 lì accanto. «Se la vuoi è tua Zlatan, è il mio benvenuto, ma il re è andato». Diciannove anni fa, o forse mai.