Un Gp senza Rosse deprime Seb finito nell’ombra
Abbiamo avuto uno show firmato Hamilton, con un’esultanza da fare invidia a chi inglese non è; un’altra dimostrazione di forza firmata Verstappen, il ragazzino che sta cambiando i connotati alla F1; una resistenza di Massa che conforta ogni anziano deciso a tirare avanti. Soprattutto, abbiamo avuto un Gp senza Ferrari. Le Rosse? Assenti, salvo un colpo di reni di Raikkonen nel finale; inquadrate troppo spesso in corrispondenza con uno svarione. Il tutto, dopo una partenza bagnata, perfetta per illudere chi considera Vettel uno specialista del surf. Niente, dietro, incapace di sciogliere i grumi che comprimono il Cavallino e, talvolta, un talento da campione del mondo. Mentre davanti a lui in tanti si divertivano, Seb colluttava con l’asfalto, l’assetto, il suo umore. Il risultato è che Raikkonen, il gregario confermato, lo supera in classifica, il che offre la misura del patimento. Una sofferenza spiegabile parzialmente da una sfilza di rogne tecniche e agonistiche, abbinata a un sospetto più oscuro. Vettel, intrappolato da una stagione ben più critica del previsto, sembra colto da una sorta di depressione tipica di molti primattori. Ragazzi convinti di essere i migliori, impossibilitati a mostrare i fiori del proprio repertorio e quindi disorientati, rattrappiti. Niente che possa determinare un giudizio, soprattutto considerando la stoffa di Seb. Piuttosto, la sensazione che il leader di questa Ferrari sia costretto a rimandare un sogno covato a lungo. Gli tocca correre in una zona d’ombra, dentro la quale ogni gesto perfetto risulta invisibile, al contrario di ogni piccolo errore. Star (Getty Images)
Vettel Abbiamo molto da imparare da questa lezione: ora non facciamoci prendere dal panico