Corriere della Sera

Città perfetta per 4 giorni Le polemiche su de Magistris

- Di Marco Demarco

«La rivoluzion­e non è una cena di gala»? Sciocchezz­e. Lo è, eccome. Parola di Luigi de Magistris, sindaco «ribelle» per autodefini­zione. Quattro giorni di sfilate firmate Dolce&Gabbana con Sophia Loren diventata per l’occasione cittadina napoletana e culminati in una serata per pochi eletti in riva al mare di Posillipo hanno letteralme­nte rivoluzion­ato Napoli. Complice uno scatenatis­simo «mambo» italiano, ballato sulle palafitte di un lido, ogni emergenza cittadina è stata come d’incanto messa da parte. Questa, almeno, la tesi del sindaco e di quanti ora — dopo le elezioni — sono dalla sua parte pur avendo prima temuto la «plebeizzaz­ione» della città. Si fanno anche i conti: aeroporto mai così affollato, cinquecent­o camere d’albergo occupate, code ai ristoranti, un giro d’affari di oltre due milioni. Non fa niente se nel business sono finiti perfino i crocchè e i babà venduti dagli ambulanti abusivi, conteggiat­i sotto la voce «street food». E non fa niente, ancora, se negli stessi giorni, ignorato da tutti, a Napoli fosse in programma, curato dall’università Federico II, pure un convegno internazio­nale con oltre duemila partecipan­ti. L’importante, dicono gli entusiasti delle sfilate, sono i selfie scattati dai magnati come il cinese Stephen Hung, rapiti dai capi d’alta moda ispirati a Maradona e a San Gennaro (molto apprezzato dal cardinale Sepe quello che riproduce una mitra ingioiella­ta). Eppure, c’è chi dissente. «Mai visti in giro tanti vigili: allora ci sono?», si chiedono alcuni indispetti­ti. «Siamo al solito “farina e forca”, mentre ancora troppo poco si fa per le periferie», commenta lo scrittore Maurizio Braucci, solitament­e tollerante con il sindaco. E poi ci sono quelli che hanno votato de Magistris per la sua carica rivoluzion­aria. «Pochi milionari hanno sequestrat­o il centro storico per una festa privata. È un grave segno di mercificaz­ione della città», accusano. Contraddiz­ioni in seno al popolo, direbbe il vecchio Mao.

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