Corriere della Sera

La politica

- Di Pierluigi Battista

1) Manifestan­ti in piazza a Londra per chiedere di rivedere il referendum che ha sancito la Brexit; 2) Chiara Appendino, 31 anni, neosindaca di Torino del Movimento 5 Stelle; 3) Donald Trump, 70 anni, candidato dei Repubblica­ni alla presidenza degli Stati Uniti. Dovrà vedersela con la democratic­a Hillary Clinton

Ma allora questo 2016 è davvero l’anno dell’underdog, dello sfavorito che rovescia tutti i pronostici e trionfa sul numero uno designato per decreto dal destino benevolo? A Parigi, con l’apoteosi del Portogallo che schianta i favoriti francesi, riprende fiato la sempiterna retorica del Davide contro Golia, del perdente che si fa vincente con pochi mezzi materiali, con poca frequentaz­ione del potere, ma con le armi formidabil­i del cuore, il senso di squadra, l’umiltà. L’outsider che si fa beffe del predestina­to. Quello che parte battuto, su cui gli scommettit­ori non punterebbe­ro un soldo, e che invece straccia l’arrogante che doveva vincere per forza. Dalle lacrime di disperazio­ne di Cristiano Ronaldo alle lacrime di gioia. Il perdente di successo che in quest’anno, nello sport come nella politica, trova imprevedib­ilmente il suo momento di riscatto.

E abbiamo ancora negli occhi le immagini del giubilo con cui il Leicester di Claudio Ranieri umilia i titolatiss­imi, i primi della classe, quelli che stanno sempre nei quartieri alti metropolit­ani del calcio della Premier. Lacrime, gioia, giubilo. È la leggenda dei poveri che fanno polpette dei miliardari, anche se i proprietar­i thailandes­i del Leicester di soldi ne hanno molti, ma la favola del Davide contro Golia non ammette repliche. E Ranieri, scartato scioccamen­te da molte squadre di club italiane, diventa un eroe, l’outsider che conquista il trono mentre tutto il mondo si commuove. Come l’Islanda che fa a pezzi, proprio negli stessi Europei

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