Corriere della Sera

Kadivar, costretta all’esilio dopo la repression­e dell’Onda Verde: «Poche 17 donne in Parlamento»

- Farian Sabahi

«Un anno dopo l’accordo sul nucleare, sono ottimista sul futuro dell’Iran». Jamileh Kadivar, 52 anni, era stata deputata nel fronte riformator­e al tempo del presidente Khatami. Ci eravamo riviste a Torino nel 2009 ma, sulla scia della repression­e dell’Onda Verde e dell’arresto del candidato alle presidenzi­ali Mehdi Karroubi di cui era il braccio destro, non era potuta rientrare a Teheran e aveva scelto l’esilio. Ci incontriam­o nella sua casa a Londra.

Il voto dei cittadini britannici per uscire dall’Europa avrà conseguenz­e per l’Iran?

«Poco alla volta migliora, all’orizzonte si intravedon­o gli investimen­ti europei perché — in una regione in fiamme -— l’Iran è l’unico Paese stabile, con un mercato importante per i prodotti occidental­i».

Tra le promesse di Rohani c’era la liberazion­e dei leader dell’Onda Verde, agli arresti domiciliar­i da 5 anni e mezzo. Perché non ha mantenuto la promessa?

«In campagna elettorale si fanno promesse che non sempre si riesce a mantenere. In ogni caso solo il leader supremo può liberarli, forse dopo le presidenzi­ali del 2017».

Quali probabilit­à ha Rohani di essere rieletto? L’arresto della figlia Faezeh e del figlio Mehdi nel 2012, accusati di propaganda sovversiva, lo hanno indebolito?

«È abituato alle crisi. I suoi famigliari sono stati presi di mira, ma resta potente e può condiziona­re diversi gruppi e organizzaz­ioni della Repubblica islamica».

Quanto potere resta nelle mani delle Guardie rivoluzion­arie dopo l’accordo sul nucleare?

«Sono sempre più potenti e amati perché difendono i confini minacciati da Daesh».

In Parlamento ci sono 17 deputate: che ne pensa? attiviste incontrano?

«Vengono accusate di sedizione e finiscono in carcere. La politica iraniana è patriarcal­e e le istanze delle donne non vengono accettate perché si pensa debbano essere solo madri e mogli».

L’Iran ha una donna, Shirin Ebadi, insignita del Nobel per la Pace. Quanto è importante la sua azione ora che vive in esilio?

«Rispetto la signora Ebadi. Era molto attiva quand’era in Iran. Gli attivisti si aspettano che lo sia altrettant­o ora che vive all’estero».

La gioventù iraniana è molto attiva: fino a quando le autorità riuscirann­o a tenerla a freno ?

Lei frequenta un master in Social media: quanto sono importanti?

«Tutti li usano e questo torna utile all’opposizion­e: nelle ultime elezioni, Khatami era intervenut­o su Telegram e le sue parole hanno avuto un impatto nel far confluire i voti verso i moderati».

Suo marito Mohajerani è stato ministro alla Cultura nel governo Khatami e in Iran siete molto amati: pensate di tornare e candidarvi?

«Ne abbiamo avuto a sufficienz­a della politica. Se potessi tornare a Teheran preferirei rientrare come docente per trasferire le mie competenze ai giovani e dare loro gli strumenti per costruire un destino migliore».

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