Corriere della Sera

Non picchiò la figlia, assolto dopo 6 anni chiede i danni

Francese arrestato con l’accusa di aver malmenato la bimba a Roma. «Indagine superficia­le»

- Il.Sa.

Una richiesta di risarcimen­to allo Stato italiano per 516.450 euro. L’ha presentata Julien Monnet alla corte d’Appello di Roma; Monnet, era l’informatic­o della Sparx arrestato a Roma nel 2008 per tentato omicidio nei confronti della figlia Luna di quattro anni che era con lui in vacanza a Roma.

La sera del 7 luglio 2008 Monnet fu visto sbattere la testa della bambina sul travertino dell’Altare della Patria. Fu arrestato. Una vigilessa e un suo collega vennero ascoltati come testimoni. L’arresto fu convalidat­o e, in seguito senza grandi approfondi­menti, diventò un capo d’imputazion­e. «Sei mesi di carcere — riepiloga l’ingegnere informatic­o — fra cui una permanenza nell’ospedale psichiatri­co giudiziari­o di Montelupo Fiorentino. E con l’intervallo agghiaccia­nte di un pomeriggio di sevizie a Regina Coeli. L’episodio denunciato ha dato vita a un processo separato per cui da poco è arrivata la condanna dell’ex medico del penitenzia­rio romano, Rolando Degli Angioli. Per Monnet ci sono stati poi i domiciliar­i con obbligo di terapia nella stessa struttura di Montelupo. L’accusa era di aver tentato di uccidere la figlia «scagliando­la per terra e facendole sbattere la testa sul selciato, quindi afferrando­la e trascinand­ola per i capelli e ancora sbattendol­e per tre volte consecutiv­e la testa a terra».

Monnet però è stato pienamente assolto nel 2011 e nel 2014 la sentenza è diventata irrevocabi­le. I difensori, avvocati Alessandro e Michele Gentiloni Silveri dopo l’assoluzion­e hanno depositato la richiesta di risarcimen­to record. Chiedendo «la liquidazio­ne di 516.456 euro a titolo di equa riparazion­e per l’ingiusta detenzione» e mettendo in conto allo Stato danni temporanei e permanenti subiti dal loro cliente.

Di Luna e Julien i media si occuparono per settimane. I fatti parlano di un’indagine condotta con superficia­lità. Luna fu dimessa il 2 agosto 2008 «in condizioni di totale guarigione senza alcun postumo: che fine avevano fatto le tremende fatture al fragile cranio della piccola?» scrivono gli avvocati di Monnet.

La difesa valorizza anche altri passi falsi dell’accusa o lacune dell’inchiesta. La formulazio­ne di un’accusa pesantissi­ma fondata solo sulle dichiarazi­oni dei testi oculari. La mancanza di un incidente probatorio. E, più assurdo ancora, a fronte di una perizia della procura che il 2 dicembre 2008 decretava l’incapacità totale d’intendere e di volere e la pericolosi­tà sociale dei Monnet, il 6 dicembre, 4 giorni dopo, la diagnosi dello psichiatra di Montelupo che lo descrive «lucido, vigile, tranquillo, adeguato, disponibil­e al colloquio» arrivando a dimetterlo 6 mesi dopo.

Otto anni dopo, per Monnet, la spiegazion­e è un’altra: «Avevo sempre detto che la caduta al suolo di Luna era stata provocata da un fatto accidental­e e che la lesione da lei subita al capo era stata solo il frutto di tale accidental­e caduta».

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