Corriere della Sera

«Discrimina­toria la tassa sui migranti» Risarciti in cinque

- Di Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Vale per il principio, la sentenza del Tribunale civile di Milano, ma pure per il potenziale impatto economico: perché si misurano in centinaia di migliaia (se non in teoria in quasi 3 milioni) gli stranieri ad aver pagato la tassa sul permesso di soggiorno (80 euro sotto un anno, 100 euro da 1 a 2 anni, 200 euro per i soggiornan­ti di lungo periodo) che ora la giudice Martini Flamini ordina ai ministeri Interno e Economia di rimborsare a 5 stranieri per il «carattere discrimina­torio» del decreto ministeria­le del 6 ottobre 2011 che l’aveva istituita. Il 2 settembre 2015, a proposito della direttiva Ue del 2009, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea aveva chiarito che, «sebbene gli Stati possano subordinar­e il rilascio dei permessi di soggiorno alla riscossion­e di contributi, per il principio di proporzion­alità il livello non deve avere né per scopo né per effetto di ostacolare il conseguime­nto di status di soggiornan­te», sicché il 24 maggio 2016 il Tar Lazio aveva annullato il decreto istitutivo la tassa nel 2011. Il governo non l’ha sostituito, e nel presente si sta dunque viaggiando al buio. Per il passato, in un ricorso di 5 stranieri proposto dagli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, ora il Tribunale milanese coglie «la discrimina­zione» del decreto 2011 che, «in contrasto con il diritto comunitari­o, ha introdotto una disparità di trattament­o del cittadino straniero rispetto al cittadino italiano»: e ne fa discendere la condanna di Interno-Economia-Presidenza del Consiglio a restituire ai 5 stranieri la differenza tra la tassa (80, 100 o 200 euro) e il costo vivo di 27,50 euro del documento elettronic­o.

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