Costretti alla vacanza La libertà, un’illusione
Le afflizioni della grande città si trasferiscono pari pari al mare e ai monti dove l’uomo è fuggito per evitarle. Si assiste insomma a questo assurdo: per riposare, distendersi e ritemprarsi dopo un anno di lavoro, la gente delle città ricorre a una serie di supplizi.
Il fatto è che il tradizionale concetto di vacanze va oggi completamente riveduto. Una volta la villeggiatura era una attività volontaria, la quintessenza della libera scelta. Oggi invece la villeggiatura — vacanze estive, ferie natalizie, weekend con ponti più o meno prolungati — è un dovere, un imprescindibile e feroce dovere sociale.
Scopo dell’esistenza
Assai meno doveroso è il lavoro. Se mai, il lavoro è soltanto una convenienza: cioè il modo necessario, se non sempre sufficiente, per poter assolvere al dovere della villeggiatura. Un dovere imposto da chi? In proposito, leggi coercitive, per lo meno finora, da noi non esistono. Tuttavia forze irresistibili, ben più forti di una legge, premono sulla nostra coscienza e soprattutto sul nostro inconscio affinché le vacanze divengano il precipuo scopo dell’esistenza. In genere, di queste tremende sollecitazioni, non ce ne accorgiamo neppure. Proprio perciò esse ci trovano indifesi e fanno di noi quello che vogliono.
Cominciamo dai cosiddetti «mass media», cioè dagli innumerevoli mezzi che diffondono le informazioni tra le masse. A un certo periodo dell’anno le vacanze diventano il motivo dominante di una miriade di articoli, servizi giornalistici, trasmissioni radio e televisive, per non parlare del massiccio bombardamento fotografico di stupende ragazze in bikini senza esclusione di colpi. Si aggiungano le persuasioni, più o meno occulte, da parte della pubblicità. Immagini e messaggi ci riempiono il cranio di spiagge, alberghi, sontuose ville, scogliere, motoscafi, velieri, danze e festini all’aperto. E chi ha il coraggio di entrare in uno dei tanti negozi «beat» viene addirittura risucchiato in un gorgo allucinante di costumi, e l’abbondanza dei nuovi incontri che offre, per quel senso di libertà e di licenza che le è proprio, diventa, per moltissimi e moltissime, sinonimo di occasioni galanti, avventure, amori, fidanzamenti e matrimoni in vista. Infine entra in campo, per smuovere l’umanità dai centri urbani e buttarla allo sbaraglio, quel potentissimo despota dell’era moderna che si chiama conformismo: per cui chi tenta di sottrarsi all’obbligo della villeggiatura diventa un pericoloso fuori legge.
di DINO BUZZATI
Senza nome, né volto