L’Enel scommette su Sosa, missione Israele Starace: su alcune tecnologie sono dieci anni avanti. I piani per la Silicon Valley e Singapore
Si è aperta con un balzo di Rcs del 14,9% a quota 0,979 euro, in Piazza Affari, la settimana decisiva per le due offerte che si contendono il controllo del gruppo del «Corriere della Sera». A spingere i titoli tra scambi elevatissimi, con il 10% del capitale passato di mano nella seduta, sono stati i rilanci «al buio», gli ultimi prima del rush finale, resi noti venerdì sera. L’Opa per contanti di Andrea Bonomi con i quattro grandi soci Rcs riuniti nella International Media Holding — Diego Della Valle, Mediobanca, Pirelli, UnipolSai — è stata alzata da 0,80 centesimi a un euro. L’Ops di Urbano Cairo è stata trasformata in Opas (Offerta pubblica di acquisto e scambio) con la scelta di aggiungere una parte in contanti di 25 centesimi al concambio alzato da 0,17 a 0,18. Ai prezzi di ieri, l’offerta mista di Cairo Communication valorizza Rcs 1,051 euro (1,04 ai prezzi di chiusura di venerdì scorso), come ha fatto notare in un’intervista a Reuters lo stesso editore de «La7». Il corrispettivo dichiarato da Cairo per Bonomi non è esatto: «A mio parere — ha sostenuto — l’effettiva valorizzazione dell’offerta di Cairo dovrebbe tenere conto dell’indebitamento che Cairo Communication dovrà assumere per poter pagare agli azionisti Rcs la componente in contanti dell’offerta, pari a 0,25 euro per ogni azione Rcs». Per Bonomi, «nell’ipotesi di adesione al 100% da parte degli azionisti Rcs all’Opas Cairo, il debito aggiuntivo sarebbe di 130 milioni che, in termini di valore, comporterebbe una riduzione teorica del corrispettivo dell’Opas Cairo di 0,14 euro per azione Rcs».
Il numero uno di Investindustrial si è detto convinto che l’Opa porta «un cambiamento totale in Rcs» anche grazie a «una governance di tipo anglosassone». Rcs è stata a lungo penalizzata dalla logica «del condominio dove nessuno doveva avere il controllo». Se l’Opa prevarrà «c’è DALLA NOSTRA INVIATA
Oggi Israele. Entro fine anno la Silicon Valley. Nel 2017 Singapore. Lo sviluppo tecnologico dell’Enel punta (anche) sulle start-up, e le tappe fissate nell’agenda di Francesco Starace non possono che seguire questo percorso: il triangolo dell’eccellenza hi tech internazionale. Quello che concentra, per usare le parole dell’amministratore delegato del gruppo, «una densità di intelligenze e innovazione straordinaria», senza paragoni con qualunque altra area.
Si comincia da qui, da Tel Aviv. Non è una novità assoluta, per la compagnia elettrica: in davvero l’opportunità di rilanciare la società e creare valore per i soci. Rcs ha bisogno di stabilità e investimenti di lungo periodo» ha detto ancora Bonomi ricordando che il consorzio metterà a disposizione 150 milioni per un’eventuale ricapitalizzazione. L’attuale management guidato dall’amministratore delegato Laura Cioli «sta lavorando a testa bassa e bene, non ci sono al momento ragioni per cambiare». Bonomi, che in passato aveva declinato l’invito in Rcs proposto da alcuni azionisti («ho accettato questa volta perché si è costituita una maggioranza di soci») punta, tra le altre
Il confronto
Le azioni guadagnano il 14% e chiudono a 0,98 euro. Imh: con l’indebitamento l’altra offerta inferiore di 0,14
cose, sullo sviluppo dell’area sport con «Marca» e «Gazzetta» e all’apertura del «Corriere» verso il mondo in lingua inglese. «È quasi impossibile», per Bonomi, che Cairo riesca a realizzare la fusione tra i due gruppi, ma la sua offerta «è la benvenuta perché ha dato la possibilità di chiarire».
Cairo conta sul sostegno di Intesa Sanpaolo, che ha messo a disposizione un finanziamento da 140 milioni e ricopre attraverso Imi il ruolo di advisor, e ha spiegato il suo rilancio anche con il fatto che «moltissimi fondi e investitori» avevano chiesto una parte cash: «questo consente agli azionisti da una parte di monetizzare il profitto, dall’altra di mantenere un investimento affidandolo a un editore puro. Con l’Opa prendi un euro ed esci, con me partecipi a un progetto di soddisfazioni economiche.Il mio piano è totalmente diverso da materia di start up aveva già stretto un primo accordo con il governo israeliano. Ha funzionato. Il secondo passo ne è la logica conseguenza. Ieri, nell’«ecosistema Sosa» (l’equivalente della californiana Silicon Valley), ha lanciato un vero e proprio hub per l’innovazione. È (per il momento?) l’unica azienda italiana presente nel parco-laboratorio in cui già lavorano nomi come Microsoft o Intel, General Motors o Visa, Hewlett Packard o PayPal. Come tutti loro, andrà a caccia di talenti (e li supporterà). Come tutti loro, poi, da questi talenti si aspetta una serie particolare di risposte. Esempio: in un pianeta in cui, ormai, l’evoluzione tecnologica di fatto si autoalimenta, è possibile evitare il rischio di «subire» anziché «governare»? Oppure: per una compagnia elettrica, che «da un lato deve fare i conti con questo tsunami di innovazione ma dall’altro — ricorda Starace — opera in settore in cui 1,2 miliardi di persone vivono ancora con un accesso all’elettricità limitato o addirittura nullo», quale impatto può avere il tutto? Si possono anticipare i fenomeni? Gestirli? Incanalarli, magari, e magari «in un’ottica di crescita sostenibile nel tempo»? Ecco. Nella sostanza, questa è la missione di Enel Innova- tion Hub. Nella pratica, il gruppo selezionerà ogni anno fino a 20 start-up locali, farà da partner industriale alle migliori e, nelle intenzioni, si porrà come «ponte tra Israele e il resto del mondo». Che cosa ci guadagna, di concreto, la società guidata da Starace? «Capiremo meglio, e prima, le tendenze del futuro». Già non sarebbe poco. Se poi è vero — come è vero — che «su alcune tecnologie qui sono almeno dieci anni avanti», in attesa di chiudere il cerchio con iniziative analoghe in Silicon Valley e a Singapore la scommessa non appare azzardata.