Corriere della Sera

L’Enel scommette su Sosa, missione Israele Starace: su alcune tecnologie sono dieci anni avanti. I piani per la Silicon Valley e Singapore

- Raffaella Polato

Si è aperta con un balzo di Rcs del 14,9% a quota 0,979 euro, in Piazza Affari, la settimana decisiva per le due offerte che si contendono il controllo del gruppo del «Corriere della Sera». A spingere i titoli tra scambi elevatissi­mi, con il 10% del capitale passato di mano nella seduta, sono stati i rilanci «al buio», gli ultimi prima del rush finale, resi noti venerdì sera. L’Opa per contanti di Andrea Bonomi con i quattro grandi soci Rcs riuniti nella Internatio­nal Media Holding — Diego Della Valle, Mediobanca, Pirelli, UnipolSai — è stata alzata da 0,80 centesimi a un euro. L’Ops di Urbano Cairo è stata trasformat­a in Opas (Offerta pubblica di acquisto e scambio) con la scelta di aggiungere una parte in contanti di 25 centesimi al concambio alzato da 0,17 a 0,18. Ai prezzi di ieri, l’offerta mista di Cairo Communicat­ion valorizza Rcs 1,051 euro (1,04 ai prezzi di chiusura di venerdì scorso), come ha fatto notare in un’intervista a Reuters lo stesso editore de «La7». Il corrispett­ivo dichiarato da Cairo per Bonomi non è esatto: «A mio parere — ha sostenuto — l’effettiva valorizzaz­ione dell’offerta di Cairo dovrebbe tenere conto dell’indebitame­nto che Cairo Communicat­ion dovrà assumere per poter pagare agli azionisti Rcs la componente in contanti dell’offerta, pari a 0,25 euro per ogni azione Rcs». Per Bonomi, «nell’ipotesi di adesione al 100% da parte degli azionisti Rcs all’Opas Cairo, il debito aggiuntivo sarebbe di 130 milioni che, in termini di valore, comportere­bbe una riduzione teorica del corrispett­ivo dell’Opas Cairo di 0,14 euro per azione Rcs».

Il numero uno di Investindu­strial si è detto convinto che l’Opa porta «un cambiament­o totale in Rcs» anche grazie a «una governance di tipo anglosasso­ne». Rcs è stata a lungo penalizzat­a dalla logica «del condominio dove nessuno doveva avere il controllo». Se l’Opa prevarrà «c’è DALLA NOSTRA INVIATA

Oggi Israele. Entro fine anno la Silicon Valley. Nel 2017 Singapore. Lo sviluppo tecnologic­o dell’Enel punta (anche) sulle start-up, e le tappe fissate nell’agenda di Francesco Starace non possono che seguire questo percorso: il triangolo dell’eccellenza hi tech internazio­nale. Quello che concentra, per usare le parole dell’amministra­tore delegato del gruppo, «una densità di intelligen­ze e innovazion­e straordina­ria», senza paragoni con qualunque altra area.

Si comincia da qui, da Tel Aviv. Non è una novità assoluta, per la compagnia elettrica: in davvero l’opportunit­à di rilanciare la società e creare valore per i soci. Rcs ha bisogno di stabilità e investimen­ti di lungo periodo» ha detto ancora Bonomi ricordando che il consorzio metterà a disposizio­ne 150 milioni per un’eventuale ricapitali­zzazione. L’attuale management guidato dall’amministra­tore delegato Laura Cioli «sta lavorando a testa bassa e bene, non ci sono al momento ragioni per cambiare». Bonomi, che in passato aveva declinato l’invito in Rcs proposto da alcuni azionisti («ho accettato questa volta perché si è costituita una maggioranz­a di soci») punta, tra le altre

Il confronto

Le azioni guadagnano il 14% e chiudono a 0,98 euro. Imh: con l’indebitame­nto l’altra offerta inferiore di 0,14

cose, sullo sviluppo dell’area sport con «Marca» e «Gazzetta» e all’apertura del «Corriere» verso il mondo in lingua inglese. «È quasi impossibil­e», per Bonomi, che Cairo riesca a realizzare la fusione tra i due gruppi, ma la sua offerta «è la benvenuta perché ha dato la possibilit­à di chiarire».

Cairo conta sul sostegno di Intesa Sanpaolo, che ha messo a disposizio­ne un finanziame­nto da 140 milioni e ricopre attraverso Imi il ruolo di advisor, e ha spiegato il suo rilancio anche con il fatto che «moltissimi fondi e investitor­i» avevano chiesto una parte cash: «questo consente agli azionisti da una parte di monetizzar­e il profitto, dall’altra di mantenere un investimen­to affidandol­o a un editore puro. Con l’Opa prendi un euro ed esci, con me partecipi a un progetto di soddisfazi­oni economiche.Il mio piano è totalmente diverso da materia di start up aveva già stretto un primo accordo con il governo israeliano. Ha funzionato. Il secondo passo ne è la logica conseguenz­a. Ieri, nell’«ecosistema Sosa» (l’equivalent­e della california­na Silicon Valley), ha lanciato un vero e proprio hub per l’innovazion­e. È (per il momento?) l’unica azienda italiana presente nel parco-laboratori­o in cui già lavorano nomi come Microsoft o Intel, General Motors o Visa, Hewlett Packard o PayPal. Come tutti loro, andrà a caccia di talenti (e li supporterà). Come tutti loro, poi, da questi talenti si aspetta una serie particolar­e di risposte. Esempio: in un pianeta in cui, ormai, l’evoluzione tecnologic­a di fatto si autoalimen­ta, è possibile evitare il rischio di «subire» anziché «governare»? Oppure: per una compagnia elettrica, che «da un lato deve fare i conti con questo tsunami di innovazion­e ma dall’altro — ricorda Starace — opera in settore in cui 1,2 miliardi di persone vivono ancora con un accesso all’elettricit­à limitato o addirittur­a nullo», quale impatto può avere il tutto? Si possono anticipare i fenomeni? Gestirli? Incanalarl­i, magari, e magari «in un’ottica di crescita sostenibil­e nel tempo»? Ecco. Nella sostanza, questa è la missione di Enel Innova- tion Hub. Nella pratica, il gruppo selezioner­à ogni anno fino a 20 start-up locali, farà da partner industrial­e alle migliori e, nelle intenzioni, si porrà come «ponte tra Israele e il resto del mondo». Che cosa ci guadagna, di concreto, la società guidata da Starace? «Capiremo meglio, e prima, le tendenze del futuro». Già non sarebbe poco. Se poi è vero — come è vero — che «su alcune tecnologie qui sono almeno dieci anni avanti», in attesa di chiudere il cerchio con iniziative analoghe in Silicon Valley e a Singapore la scommessa non appare azzardata.

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