Corriere della Sera

Via al collocamen­to Enav, una partenza da primato Neri: l’80% dell’utile in cedole

- Alessandra Puato

Era un motivo per il quale la quotazione di Enav è slittata al 2016: la garanzia dei dividendi. Ora la società di controllo dei voli debutta in Borsa, seconda privatizza­zione dell’anno dopo Grandi Stazioni. L’inizio delle negoziazio­ni è atteso il 26 luglio, il collocamen­to è partito ieri e si chiuderà il 21 luglio (il 20 per i dipendenti).

Secondo fonti d’agenzia non smentite risultereb­be già prenotato l’intero 46,6% in vendita e i dividendi sono stati ieri subito citati dall’amministra­tore delegato, Roberta Neri: «È prevista la distribuzi­one di cedole per 95 milioni nel 2017 (dopo l’ok dell’assemblea, ndr.) e dell’80% della cassa generata per gli anni successivi, tolti gli investimen­ti, con rapporto prezzo-dividendo del 5%-6%». Ai valori previsti (l’offerta è fra i 2,9 e i 3,5 euro) significa una cedola di 0,175 euro per azione. L’azienda ha chiuso il 2015 con ricavi a 858,9 milioni (+1,3), margine operativo lordo a 243 milioni (+8,6%), utile netto a 66,1 milioni (+65%). Anche i debiti netti sono saliti (159,3 milioni al 31 marzo 2016, +85%), anche per il dividendo straordina­rio di 180 milioni al Tesoro nel 2015, ma restano inferiori all’Ebitda.

Da ieri è dunque possibile sottoscriv­ere il lotto minimo di mille azioni (2.900-3.500 euro) per il pubblico indistinto, al quale va il 10% dell’Ipo (Barclays, Credit Suisse e Mediobanca global coordinato­r, joint bookrunner sempre Barclays con Banca Imi, Jp Morgan e Unicredit). Il Tesoro cederà fino al 46,6%, benché potesse arrivare al 49%. Neri ha spiegato la differenza con la distribuzi­one di azioni gratuite: una ogni dieci ai risparmiat­ori (una ogni 20 ai dipendenti).

L’incasso per il Mef sarà tra 732 e 883 milioni, meno delle attese, in un contesto di listini volatili. Ma «è una delle maggiori operazioni in Europa da gennaio», ha detto Neri, e un «segnale importante di normalità per il mercato dei capitali in Europa post Brexit» secondo Stefano Rangone, direttore centrale di Mediobanca. Fra i rischi indicati a prospetto, il contratto di programma 2016-2020, non ancora firmato. Ma non include la determinaz­ione delle tariffe.

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