Corriere della Sera

Milano-Torino, battaglia sul Salone Oggi il vertice degli editori

- Di Francesca Bonazzoli Cristina Taglietti

Difficilme­nte uscirà qualcosa di definitivo dalla riunione degli organi direttivi dell’Aie in programma oggi a Milano, ma sicurament­e il tema Salone sarà ampiamente dibattuto. Per ora, però, è tutto un rimpallo. Gli editori si dichiarano pronti a valutare qualunque progetto. Lo stesso fa Fiera Milano, secondo le indiscrezi­oni probabile partner dell’iniziativa, che, tuttavia, dice di non aver ricevuto alcun

concept. Certo, per la Fiera sarebbe un trofeo prestigios­o da esibire accanto al Miart, la fiera di arte contempora­nea, e al Salone del Mobile. Un Salone del libro è il fiore mancante nel bouquet culturale, un evento che nella città dell’editoria farebbe piacere a molti, come dimostra il grande successo di BookCity.

Quello che è certo è che Torino fa quadrato in difesa della sua rassegna, soprattutt­o con i soci della Fondazione per il Libro, la musica, la cultura (Comune, Regione a cui si sono aggiunti quest’anno Mibact, Miur e Intesa Sanpaolo). Dopo il ministro dei Beni culturali Dario Franceschi­ni, dopo il nuovo sindaco M5S Chiara Appendino e il presidente della Regione Sergio Chiamparin­o, ieri è toccato alla ministra dell’Istruzione Stefania Giannini ribadire che Torino è la città del Salone e che «duplicare e frammentar­e non è mai una politica di rafforzame­nto». Posizione condivisa anche da Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo, che ha ricordato che «nonostante le recenti problemati­che finanziari­e il Salone non ha mai registrato difficoltà nel numero dei visitatori e nella soddisfazi­one della grande

maggioranz­a degli editori presenti». No a un nuovo Salone a Milano, dunque, ma sì «a ogni suggerimen­to che abbia il fine di rendere ancora più forte, conosciuto e internazio­nale» quello esistente.

Per quanto riguarda gli editori si delineano vari fronti: da una parte grandi contro piccoli, dall’altra milanesi contro romani. Ieri Enrico Selva Coddè, amministra­tore delegato di Mondadori Libri, ha rilasciato una dichiarazi­one diplomatic­a in cui sostiene che «non c’è preclusion­e per alcuna città in particolar­e» e che «il criterio di individuaz­ione della soluzione migliore sarà esclusivam­ente legato alla qualità e alla portata del progetto che meglio prospetti uno sviluppo ulteriore dell’evento». Secondo Massimo Turchetta, direttore Rizzoli libri Trade, «due saloni del libro sono meglio di uno, l’importante è che non se ne ammazzi uno per dar vita all’altro», anche perché «sarebbe bello che la stagione degli eventi letterari durasse tutto l’anno».

Secondo Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale di La nave di Teseo, «il Salone del Libro che tutti abbiamo in mente è quello di Torino. Farlo a Mila-

no vuol dire fare un’altra cosa. Non sono contraria, ma sono per sommare le iniziative e razionalme­nte distribuir­le durante l’anno. Se Milano vuole un suo spazio, che sia non oltre il mese di febbraio».

Più polemico Elido Fazi, che dell’Aie non fa più parte e che addirittur­a invita gli editori a

boicottare l’associazio­ne («andrebbe ripensata se no è un giochino nelle mani degli oligopoli editoriali») e propone, se proprio si deve cambiare sede, di portarla a Roma. Polemico con l’Aie anche Sandro Ferri di e/o, contrario allo spostament­o: «Se l’Aie ha spinto per farlo a Milano protesterò perché nessuno di noi è stato interpella­to».

Carlo Gallucci, consiglier­e Aie e delegato per gli editori del Lazio, parla del timore diffuso che «Milano possa rappresent­are l’editoria più commercial­e. Che certo è importante, ma Torino era un buon equilibrio fra eventi con le star e gli scrittori più di nicchia. Quando avremo un progetto valuteremo la convenienz­a e il merito, ma per ora mi sembra imprudente buttare Torino insieme con l’acqua sporca».

Anche Andrea Gessner, editore di Nottetempo, è per rimanere a Torino, «una città che agli editori ha dato tanto. Non siamo irriconosc­enti. Che ci debba essere più dialogo tra l’Aie e la Fondazione è fuor di dubbio, ma questo non vuol dire mollare il Salone di Torino che è sempre stato molto attento anche a noi piccoli».

Giovanni Bazoli «Non ha senso una nuova fiera, rendiamo più forte e conosciuta quella esistente»

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Il «Salone internazio­nale del libro» di Torino al Lingotto (foto Alessandro Di Marco / Ansa)

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