Che fine farà il nostro sistema bancario?
Nell’editoriale «Perché le banche ci fanno soffrire» (Corriere, 10 luglio) Ferruccio de Bortoli dice tanta verità (quasi tutta). Però aggiungerei un piccolo tassello allo scenario da lui raffigurato in modo perfetto e completo. Che fine farà il nostro sistema bancario? In questo particolare momento in cui la tecnologia la fa da padrone (acquisti e vendite di titoli e attività finanziarie tutte online), pochissimi clienti che si servono delle agenzie per effettuare operazioni bancarie, l’uso sempre più limitato del contante (vedi il maggior uso della moneta elettronica e l’eccessivo costo della gestione del contante: sette miliardi e più di euro all’anno). Certo stiamo andando incontro a una necessaria riorganizzazione del Sistema bancario in tutti i sensi (territoriale e surplus di risorse umane). Che cosa faremo? Qualcuno si è posto il problema del «dopo»? O si aspetta sempre la manna dal cielo, qualche provvedimento estemporaneo della Bce in aiuto delle malmesse aziende (bancarie)? Nei bei discorsi dei nostri politici troviamo sempre dei rifermenti a come gestire e uscire dal grande problema occupazionale dei giovani, il loro mancato inserimento nel mondo del lavoro (se ciò accadrà e quando!). Non mi dilungo, altrimenti potrei diventare troppo polemico. Bisogna rimboccarsi le maniche sul serio e non con le solite prediche che lasciano il tempo che trovano. Rino Impronta, dirigente della Banca d’Italia in pensione improntarino@libero.it Camera e Senato: la legge sullo sbarramento L’autore della lettera «Riforma del voto: lo sbarramento» (Corriere di ieri) auspica una legge elettorale che impedisca la frammentazione. La legge esiste già: basta applicarla. L’attuale Parlamento è stato eletto con uno sbarramento che ha impedito l’accesso a chi non aveva raggiunto il limite previsto. Il problema è che la norma non viene osservata: abbiamo dieci nuovi partiti che non si sa a quale titolo siano presenti. Lionello Leoni, lionello.leoni@alice.it Crisi della Ferrari Come ha titolato il Corriere di ieri, «ora è una vera crisi» quella della Ferrari. Da quando è iniziato il campionato, la Ferrari ha dimostrato di non essere all’altezza della Mercedes da tutti i punti di vista (organizzazione, motore, aerodinamica e, in parte, anche i piloti). Anziché migliorare, la situazione è via via peggiorata. Si è cercato di nascondere la crisi parlando di sfortuna, ma ora, a metà campionato, senza un successo, la crisi è diventata evidente.
Franco Lanzaro,