Corriere della Sera

Il rapporto che inchioda la polizia (bianca) di Baltimora

- di Massimo Gaggi

Un calvario. La lettura del rapporto del ministero della Giustizia sui comportame­nti razzisti della polizia di Baltimora è stata come salire sul Golgota per il presidente Barack Obama, per il nuovo capo della polizia della città, Kevin Davis, e per il sindaco, l’afroameric­ana Stephanie RawlingsBl­ake. La quale ieri, presentand­o l’indagine ai suoi concittadi­ni, ha confessato di aver sofferto e di aver provato vergogna nel leggere dei comportame­nti inammissib­ili dei suoi agenti.Neri fermati con frequenza molto superiore ai cittadini delle altre etnie anche quando non ci sono sospetti, mancato rispetto dei diritti civili trattament­o brutale anche dei testimoni col risultato che molti di quelli che all’inizio si erano rivolti alla polizia per denunciare un reato, alla fine si tirano indietro.

Non solo brutalità come quelle costate un anno e mezzo fa la vita a Freddie Gray, uscito morente da un viaggio «movimentat­o» su un cellulare della polizia, ma anche storie di ordinario sopruso come quella del profession­ista cinquantac­inquenne, un nero incensurat­o, fermato più di 30 volte dalla polizia senza motivo.

Non è la prima volta che gli ispettori federali intervengo­no in situazioni in cui la polizia ha usato metodi repressivi violenti. Il governo ha già denunciato eccessi degli agenti, da Ferguson a Newark. Ma queste 163 pagine di analisi capillare — una vera radiografi­a completata in appena 14 mesi — è un salto di qualità che mette le autorità locali con le spalle al muro: l’atto rischioso ma coraggioso di politici che cercano di riconquist­are la fiducia della comunità usando il metodo della trasparenz­a.

Alla fine lo riconosce lo stesso sindaco di Baltimora che rivendica di aver cominciato a fare pulizia ben prima della redazione del rapporto. E il «commission­er» Kevin Davis, arrivato a ottobre, rivendica di aver già licenziato sei agenti e parla di poche mele marce. Ma il rapporto dice altro: «Problemi sistemici, addestrame­nto carente», «tolleranza zero» come carta bianca agli agenti. Ora si prova a voltare pagina guardando i problemi in faccia. Difficile e rischioso: può montare il risentimen­to dei neri ma anche degli agenti che operano in ambienti totalmente degradati. Ma è l’unica strada praticabil­e.

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