L’avvocato dei processi di ‘ndrangheta ucciso nell’auto
Francesco Pagliuso, 43 anni, era segretario della camera penale di Lamezia Terme. Mistero sul movente
Era diventato il penalista più noto di Lamezia Terme. È stato ammazzato a colpi di pistola, dentro l’auto, nel cortile della sua villa, nel cuore della città. Un omicidio pieno di interrogativi quello dell’avvocato Francesco Pagliuso, 43 anni, segretario della camera penale di Lamezia Terme, separato, un figlio di sei anni, una carriera in ascesa. Pagliuso da qualche tempo era anche impegnato a sviluppare la sua nuova attività di imprenditore. Era infatti socio di due noti locali del centro, I Giardini del Novecento e il Novecento.
L’agguato, martedì intorno alle 22,30, è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza sistemate fuori dall’abitazione del professionista. Nei video s’intravede una persona che si avvicina alla Bmw di Pagliuso. Il killer, probabilmente, sapeva dell’esistenza e localizzazione dell’apparato di sicurezza, ma era certo di non correre nessun rischio. Il cadavere del professionista è stato scoperto alle 3 di mercoledì. La fidanzata di Pagliuso ha tentato più volte di contattarlo ma, non ricevendo risposta, ha chiamato i carabinieri.
C’è ancora mistero sul movente dell’assassinio. L’avvocato Pagliuso, girava armato, ma era molto sereno e non aveva mai manifestato alcun timore per la sua vita. Era impegnato in numerosi processi di ‘ndrangheta, difendeva boss e esponenti di primo piano delle cosche di Lamezia dai Giampà, ai Iannazzo. Il suo studio era però frequentato anche da politici, amministratori pubblici e imprenditori. Franco Perri, proprietario del più importante centro commerciale della Calabria, i Due Mari, si era affidato a Pagliuso per la difesa del suo patrimonio, circa 500 milioni di euro, che la Guardia di Finanza gli aveva sequestrato perché considerato vicino alla cosca Iannazzo, la famiglia che, al momento, ha la leadership delle attività criminali nella città di Lamezia.
A giugno scorso il penalista era riuscito a far annullare dalla Cassazione i due ergastoli comminati a Domenico e Giovanni Mezzatesta, padre e figlio, accusati della strage di Decollatura, avvenuta a gennaio del 2014. Nell’agguato morirono i cugini Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio, entrambi legati alla cosca Iannazzo, da tempo in guerra con i Torcasio, cosca cui apparterebbero gli assassini. Il presidente del tribunale di Lamezia Terme Bruno Brattoli e il presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati Antonello Bevilacqua, hanno chiesto al premier Matteo Renzi la «massima attenzione dello Stato» verso la terza città della Calabria.
Lamezia Terme ha infatti il primato degli assassini eccellenti commessi in Calabria: è qui che sono stati uccisi l’avvocato generale della Corte d’Appello di Catanzaro Francesco Ferlaino (1975), l’ispettore di polizia Salvatore Aversa e sua moglie Lucia Precenzano (1992) e l’avvocato Torquato Ciriaco (2002). Per Ferlaino e Ciriaco, anche lui impegnato in alcune attività commerciali a Lamezia, non sono mai stati scoperti mandanti ed esecutori. Due pentiti di San Luca, ora liberi, hanno confessato l’omicidio del poliziotto Aversa, ma anche dietro quel duplice
Le telecamere Il penalista è stato raggiunto dal killer mentre era in auto nei pressi di casa sua
omicidio si nascondono dubbi e interrogativi inquietanti. Ecco perché alla luce del nuovo omicidio eccellente il sindaco di Lamezia Paolo Mascaro parla di « un nuovo colpo allo stomaco che fa ripiombare la città all’epoca dei suoi anni più bui».