DE MAGISTRIS E VAROUFAKIS RIBELLISMO CONTRO I POVERI
Napoli può attendere. Appena rieletto, Luigi de Magistris si era impegnato a rimanere al suo posto «h24», a tempo pieno, senza cedere a tentazioni. Sarà. Ma intanto il fronte che finora lo ha visto più impegnato è stato quello dei rapporti internazionali: non propriamente una priorità istituzionale, come si ammetterà. Dopo l’alleanza con Ada Colao, sindaca di Barcellona, simbolo della rivolta locale contro le oligarchie europee, ecco dunque un altro passo verso la rivoluzione planetaria. Ieri è arrivato a Napoli un appassionato messaggio di Yanis Varoufakis, che si è detto «felicissimo» della adesione del sindaco a «diem25», il movimento «paneuropeo e senza confini», fondato per combattere conto la misantropia, la xenofobia e i nazionalismi. «Le città ribelli, le regioni ribelli, i Paesi ribelli sono l’ultima opportunità per l’Europa», ha scritto l’ex ministro del bilancio del governo greco. Che poi ha curiosamente aggiunto: caro sindaco, «ora siamo noi che vogliamo aderire alla tua campagna a Napoli e ovunque». Quale campagna? Forse quella contro il welfare comunale, visto che nel bilancio di previsione appena approvato tra mille polemiche, anche all’interno della stessa maggioranza, ci sono 45 milioni in meno per l’infanzia, 18 in meno per i disabili, 47 in meno per i soggetti a rischio, e 11, sempre in meno, per i servizi? O forse quella per il reddito di cittadinanza, misura promessa come urgente da de Magistris in campagna elettorale e poi rinviata all’anno prossimo? Particolare interessante: in mancanza di coperture finanziarie, se mai sarà introdotto, il provvedimento sarà finanziato tassando i redditi tra i 10 mila e i 15 mila euro. Sarà, insomma, un reddito di cittadinanza finanziato dalla cittadinanza con meno reddito. Al movimento di Varoufakis hanno aderito anche personalità come il regista Ken Loach, il musicista Brian Eno, il linguista Noam Chomsky e l’economista James K. Galbraith. Sarà bene che qualcuno li avverta.