Così Bakunin teorizzava una «dittatura invisibile»
U no dei luoghi comuni di tutti i vecchi e nuovi discorsi sulla democrazia consiste nell’affermare che essa è il governo del potere visibile: il governo del potere pubblico in pubblico. La pubblicità è la regola, il segreto l’eccezione, e a ogni modo è un’eccezione che non deve far venire meno la regola, giacché la segretezza è giustificata, non diversamente da tutte le misure eccezionali, soltanto se è limitata nel tempo. (...)
Negli scrittori politici che, con le teorie della ragion di Stato, accompagnano la formazione dello Stato moderno, uno dei temi ricorrenti è il tema degli arcana imperii. Il loro scopo è duplice: conservare lo Stato in quanto tale e conservare la forma di governo esistente. Chi detiene il potere deve continuamente guardarsi da nemici esterni ed interni e ha il diritto di mentire, più precisamente di simulare — cioè di fare apparire quello che non è— e di dissimulare — cioè di non fare apparire quello che è. (…) C’è però una differenza fra autocrazia e democrazia, giacché in quella il segreto di Stato è una regola, in questa un’eccezione regolata da leggi che non ne permettono indebite estensioni. (...)
Accanto alla storia degli arcana imperii si potrebbe scrivere con la stessa abbondanza di particolari la storia degli arcana seditionis: l’antipotere altrettanto segreto sotto forma di congiure, cospirazioni, colpi di Stato oppure di sedizioni, rivolte o ribellioni preparate in luoghi impervi e inaccessibili. (…)
Oggi non è un’ipotesi ma una drammatica realtà il ritorno, impensabile fino a pochi anni fa, degli arcana seditionis, sotto specie dell’azione terroristica. Il terrorismo è un caso esemplare di potere occulto che attraversa tutta la storia. Uno dei principali padri del terrorismo moderno, Bakunin, proclamava la necessità di una «dittatura invisibile». Chi ha deciso di entrare a far parte di un gruppo