Accuse a Salvini con la maglia della polizia
Il leader della Lega: se andremo al governo mano libera alle forze dell’ordine per ripulire le città Coro di critiche: inaccettabile che possa indossarla. Lui replica: denunciatemi e rinuncio all’immunità
L’ultima provocazione di Matteo Salvini ha sollevato un vespaio di polemiche. Il leader leghista si è presentato a Ponte di Legno, per la festa del partito, indossando una maglietta blu, del tutto identica a quella che portano gli agenti di polizia. Non solo, ha anche promesso che se la Lega tornerà al governo, la prima cosa che farà sarà «dare mano libera alla polizia perché ripulisca le nostre città». Immediate le critiche dai sindacati di polizia: «Atto gravissimo, inaccettabile che possa indossarla».
DAL NOSTRO INVIATO
Ci aveva già provato l’anno scorso, ma stavolta la «provocazione» lanciata dalle cime della Valle Camonica ha avuto più eco. Perché Matteo Salvini non si è limitato ad indossare — in alternativa ad una delle solite folkloristiche felpe che forse hanno il difetto di esaltare un campanile a dispetto degli altri — una maglietta blu, in tutto e per tutto identica a quelle che sfoggiano gli agenti di Polizia. Ci ha voluto aggiungere un carico da novanta, promettendo che se la Lega tornerà al governo, cosa secondo il leader leghista possibile se Matteo Renzi uscirà sconfitto dal referendum, la prima cosa che farà sarà «dare mano libera alla Polizia perché ripulisca le nostre città». Un modo per reagire a quella che il segretario chiama «pulizia etnica», controllata E annuncia una manifestazione a Firenze il 12 novembre: sarà la nostra spallata
e gestita dall’alto, «per rendere schiavi gli italiani». A Ponte di Legno Salvini ha parlato di «rispetto della divisa», rafforzando la svolta rispetto a un passato in cui la Lega non aveva mai mostrato gran trasporto per i simboli dello Stato centralista. Ma il centrodestra dei desideri leghisti deve avere nell’ordine e nel contrasto agli immigrati clandestini i suoi capisaldi. Le forze dell’ordine sono un simbolo da esaltare rispetto agli italiani «smidollati che continuano a spalancare le porte ai profughi».
Ma quella maglietta portata in bella mostra non piace proprio a chi la indossa ogni giorno. Le reazioni dei sindacati sono dure, senza appello. Con l’unica eccezione del Sap, il sindacato autonomo (ma il suo segretario Gianni Tonelli nei mesi scorsi si era attirato critiche per la partecipazione ad iniziative leghiste). «Un atto A Ponte di Legno Il segretario della Lega Matteo Salvini a Ponte di Legno, per la festa di Ferragosto del partito, con la polo della Polizia di Stato gravissimo» lo definisce il Siap, sottolineando che «è inaccettabile che un politico come Salvini possa continuare a permettersi di indossare spocchiosamente la divisa della Polizia di Stato promettendo che una volta al potere utilizzerà poliziotti e carabinieri per una sorta di delirante, demagogica e pericolosa pulizia etnica». Non è tenera nemmeno la Silp Cgil che ritiene si sia passato il segno perché le forze dell’ordine sono sempre dalla parte dei cittadini tra mille difficoltà «ma, sempre e comunque, al servizio della nostra democrazia e dello Stato di diritto».
Una levata di scudi che non turba minimamente Salvini che, anzi, con un video postato su Facebook, irride le critiche. E con un tweet chiede retoricamente: «Fatemi capire, chiedere regole, ordine e rispetto sarebbe delirante? Chiedere che clandestini e centri sociali non sfascino tutto è delirante? C’è chi sta con Renzi e Alfano, io sto con chi ci difende». In serata, a Pontida, Salvini indossa di nuovo la maglietta e si dice pronto a rinunciare all’immunità parlamentare in caso di denuncia. Contro il leader leghista non solo i sindacati di polizia ma anche gli avversari politici. Da Francesco Nicodemo (Pd) che gli consiglia di preferire «una patetica maglietta verde» alla portavoce del Nuovo centrodestra Valentina Castaldini che lo liquida come un «giullare», mentre Arturo Scotto (Sinistra italiana) gli ricorda che Ferragosto «non è Carnevale».
Solo un temporale estivo come quello che due giorni fa si è abbattuto su Ponte di Legno poco prima che parlasse Salvini? Il solito modo, alla Bossi vecchia maniera, per riempire il vuoto ferragostano? Difficile, perché il leader del Carroccio l’altra sera ha impresso una accelerazione alla sua strategia «securitaria». «Se mi danno del lepenista mica m’offendo. Sempre meglio che merkelista» la premessa al discorso sulla necessità di imbracciare la ramazza per ripulire l’Italia. «In ogni regione andremo a riprenderci uno degli alberghi dove svernano i finti profughi e lo restituiremo agli italiani» il primo impegno, secondo solo all’imperativo «dobbiamo tornare a difendere i nostri confini». In questo clima, la divisa della Polizia può essere quindi, più che una iniziativa estemporanea, il segno di una nuova svolta, dopo il quasi abbandono del tradizionale dualismo Nord-Sud (su cui, come ha ammesso lo stesso Salvini, rimane una divergenza di fondo con Umberto Bossi). Una linea dura che passa anche dalla sfida diretta a Renzi, la manifestazione a Firenze il 12 novembre. «Sarà la spallata definitiva» promette il segretario leghista. Ma il sindaco Dario Nardella non trema: «Lo accoglieremo con il sorriso e poi gli diremo #bastaunsì».
La manifestazione