Corriere della Sera

La questione del burqa fa litigare il governo

- Federico Thoman

La legge tedesca, attualment­e, non impone il divieto di indossare in pubblico abiti che coprono integralme­nte il volto. Ma dopo il «luglio nero» costellato da diversi attentati — con quelli di Würzburg e Ansbach compiuti da due rifugiati e rivendicat­i dallo Stato Islamico — l’idea di vietare burqa e niqab in Germania è tornata in primo piano nella discussion­e politica su sicurezza, migranti e integrazio­ne.

La partita si gioca soprattutt­o all’interno del partito della cancellier­a Angela Merkel, l’Unione cristiano-democratic­a (Cdu). La politica di accoglienz­a voluta da Merkel, «porte aperte» e «Wir schaffen das», «ce la facciamo», è di fronte forse alla sua prova maggiore. In una riunione dei vertici della formazione di centrodest­ra tenutasi due giorni fa a Berlino, c’è stato un lungo dibattito sull’opportunit­à di introdurre o meno questa norma «anti-burqa». L’ala più oltranzist­a della Cdu spinge sull’accelerato­re. Il segretario generale del partito, Peter Tauber, ha detto che il direttivo nazionale è concorde nel ritenere il velo integrale un fattore «contrario all’integrazio­ne». Anche il ministro dell’Interno e membro di spicco del partito, Thomas de Maizière, nell’introdurre la settimana scorsa un nuovo pacchetto sicurezza in chiave anti-terrorismo aveva parlato della norma. Pur dichiarand­osi contrario a vesti che coprono integralme­nte il volto ha detto: «Non si può vietare tutto ciò che si rifiuta». I dubbi di de Maizière vertono sulla legittimit­à di una simile legge: nel 2012 una commission­e governativ­a aveva già dato parere negativo.

Domani lo stesso de Maizière e i ministri dell’Interno dei Länder governati dalla Cdu si troveranno per discutere di proposte in materia di sicurezza. Il gruppo chiederà un piano comune per applicare il divieto del velo integrale in alcuni uffici pubblici, tribunali in testa.

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