Corriere della Sera

Sindacati all’attacco sui contratti: ridateci dignità

- Francesco Di Frischia

Su un punto i sindacati sono concordi: per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici il nodo fondamenta­le è capire quante risorse il governo stanzierà nella prossima manovra. I sindacati hanno fatto i conti: servono 7 miliardi per tre anni, «il minimo per restituire dignità e profession­alità ai lavoratori e recuperare potere di acquisto — taglia corto Nicola Turco della Uilpa —. Altrimenti si ragiona sul nulla». Di certo non sono una risposta adeguata i 300 milioni messi sul piatto dall’esecutivo dopo la sentenza della Corte Costituzio­nale del giugno 2015 che dichiarava illegittim­o il blocco del rinnovo che dura da 7 anni. Di fatto, però, ci sono oltre 3 milioni di lavoratori nel pubblico, più altri 5 nel privato, a cominciare dai metalmecca­nici, che attendono. E il totale arriva a 12 milioni se si sommano anche le prossime scadenze contrattua­li del 2016. Nell’acceso confronto si inserisce il Codacons che promuove una class action al Tar del Lazio calcolando che un equo indennizzo per ogni lavoratore pubblico «ammontereb­be a 10.400 euro dopo il mancato adeguament­o salariale dal 2010 al 2015». Secondo uno studio della Cisl Fp, sono tornati ai livelli del 2001 gli stipendi di ministeria­li, personale di enti locali e agenzie statali. Con il blocco contrattua­le «lo Stato ha risparmiat­o circa 11 miliardi — ricorda Giovanni Faverin della CislFp — ma i dipendenti pubblici hanno perso in media da 3 a 5 mila euro, più i contributi previdenzi­ali». E Michele Gentile della Cgil- Pubblico impiego, precisa che «in busta paga a ogni dipendente pubblico mancano 212 euro al mese, 132 euro netti, per ogni anno di blocco contrattua­le». Il confronto governo-sindacati in autunno è chiamato a stabilire «le priorità», reclutamen­to, mobilità, valutazion­e e rinnovo del contratto. Questi contenuti verranno inseriti nell’atto di indirizzo che il ministro della Pa, Marianna Madia, trasmetter­à all’Aran a metà settembre, in concomitan­za con la preparazio­ne della legge di Stabilità. Lì si dovrà trovare una strada percorribi­le tra l’equilibrio dei conti pubblici e la necessità di fare crescere l’economia.

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