Corriere della Sera

Caos Libia, nuovo presidente per il fondo sovrano socio di Unicredit

- Di Fabrizio Massaro

Cambiano ancora una volta i vertici del fondo sovrano libico Lia (Libyan investment authority), il braccio finanziari­o dello Stato nordafrica­no, che gestisce beni stimati in circa 60 miliardi di dollari e in Italia ha partecipaz­ioni fra l’1% e il 2% in Unicredit, Eni, Fca, Enel, Fiat-Chrysler, Leonardo Finmeccani­ca. Il governo di unità nazionale di Tripoli, riconosciu­to dall’Onu, e guidato dal premier Fayez al Sarraj, ha nominato un «comitato direttivo ad interim per l’amministra­zione del Lia». L’organo direttivo è composto da cinque persone: presidente è Ali Mahmoud Hassan Mohamed — che il quotidiano libico online «Lybia Herald» definisce come «veterano dell’era di Muammar Gheddafi ed ex numero uno della Lybia Oil Holding — e Abdulaziz Ali, Alhadi Kaabar, Khalid Altaher e Ahmed Ammar come membri del board. Il comitato si occuperà delle controvers­ie legali ma non ha il potere di trasferire o utilizzare i beni del fondo. Tra le cause legali la più importante è a Londra, dove pende una maxi-richiesta di risarcimen­to danni promossa dal Lia contro Goldman Sachs e Societé Générale, per i 3 miliardi di dollari che il fondo ha perso negli investimen­ti proposti dalle due banche d’affari, con il contorno di presunte corruzioni di manager del fondo sovrano (le due banche hanno sempre respinto le contestazi­oni).

La nomina si inserisce in un contesto di grande incertezza sulla gestione del Lia: sempre a Londra, parallelam­ente alla controvers­ia con le banche, è in discussion­e una causa tra due presidenti del Lia, ciascuno nominato da rispettivi governi di riferiment­o, quello di Tripoli e quello di Tobruk (l’unico riconosciu­to a livello internazio­nale prima dell’esecutivo Serraj) circa la titolarità effettiva del Lia: da un lato Abdulmagid Breish, dall’altro Hassan Bouhadi, che gestiva il fondo in esilio da Malta ed aveva il controllo materiale dei beni e dei conti. Per questo motivo al meeting internazio­nale dei fondi sovrani (Ifswf) tenutosi a Milano lo scorso ottobre aveva preso parte proprio Bouhadi, incontrand­o anche i vertici di Unicredit e Eni. In Libia in caos comunque è ovunque: giovedì 11 Bouhadi si è dimesso dopo essere stato messo agli arresti domiciliar­i, riferisce «Libya Herald», dal governo di Serraj. Che appena a marzo l’aveva confermato al fondo.

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