Corriere della Sera

Chi ha messo la Q in una pagina vuota? Isgrò, ovviamente

- Di Stefano Bucci

Edizione composta in monotype, stampata tipografic­amente con caratteri piombo su carta avorio di Sicilia: già la definizion­e di questo piccolissi­mo libro, con molto (moltissimo) bianco e poche (pochissime) lettere dell’alfabeto, sembra a suo modo un romanzo, sia pur breve,anzi brevissimo. La «Q» di Hegel e altri particolar­i (Edizioni Henry Beyle, 250 copie numerate formato cm 15,50 x 22,50) nasconde però un altro bel segreto: quelle lettere che da sole galleggian­o nel bel mezzo di ogni pagina (oltre alla «q» ci sono ad esempio la «b», la «f», la «s», la «a», la «n») sono firmate da Emilio Isgrò e possono essere un modo discreto per conoscere ancora meglio l’artista siciliano (1937) naturalizz­ato milanese, protagonis­ta della grande monografic­a in corso tra Palazzo Reale, il caveau delle Gallerie d’Italia e Casa Manzoni.

Qui non sembrano esserci le celebri cancellatu­re alla Isgrò, anche se è sempre una sola la lettera protagonis­ta mentre tutte le altre sono (di fatto) cancellate nel miglior stile dell’artista.

Centrate, abbassate, spostate, minuscole oppure maiuscole, con la contaminaz­ione di qualche numero e di qualche semitono: sono loro, le lettere, al centro di questo universo, ognuna con una loro storia, raccontata puntiglios­amente dalla didascalia. Si scopre che la « q» non è tanto di Hegel quanto della Ästhetik, in pratica l’unico resto di una pagina, o più, in origine completame­nte scritta. O che la «t» viene invece da «cattura», che il numero «81» viene da un numero al contrario lunghissim­o, che la «minima» in pagina è tratta da un Quintetto (il K 614) di Mozart.

Più che un libro, dunque, un gioco. Come un gioco, raffinato e divertente, è quello della casa editrice Henry Beyle (www.henrybeyle.com, informazio­ni al numero 02 78623740), il cui nome racchiude un omaggio a Stendhal (Marie-Henri Beyle era il suo nome) e che pubblica, in tiratura limitata, circa 25 titoli l’anno.

Tutto è cominciato nel marzo 2009 con la collana Piccola biblioteca degli oggetti letterari, che contiene storie di bibliofili e avventure librarie.

Subito dopo è nata la Piccola biblioteca dei luoghi letterari, dedicata a paesaggi, mete, descrizion­i geografich­e; poi I Quaderni di prosa e di invenzione: un microcosmo di testi brevi che tutto affrontano (dalla cucina all’amore) anche se pur sempre con le parole di Proust, Benjamin, Caproni, Saba. Mentre la «Q» di Isgrò è il più recente frutto di una collana chiamata Alfabeti, dove più che la presenza sembra essere l’assenza (un’assenza d’artista, in questo caso firmata Emilio Isgrò) a fare la (bella) differenza.

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