Chi ha messo la Q in una pagina vuota? Isgrò, ovviamente
Edizione composta in monotype, stampata tipograficamente con caratteri piombo su carta avorio di Sicilia: già la definizione di questo piccolissimo libro, con molto (moltissimo) bianco e poche (pochissime) lettere dell’alfabeto, sembra a suo modo un romanzo, sia pur breve,anzi brevissimo. La «Q» di Hegel e altri particolari (Edizioni Henry Beyle, 250 copie numerate formato cm 15,50 x 22,50) nasconde però un altro bel segreto: quelle lettere che da sole galleggiano nel bel mezzo di ogni pagina (oltre alla «q» ci sono ad esempio la «b», la «f», la «s», la «a», la «n») sono firmate da Emilio Isgrò e possono essere un modo discreto per conoscere ancora meglio l’artista siciliano (1937) naturalizzato milanese, protagonista della grande monografica in corso tra Palazzo Reale, il caveau delle Gallerie d’Italia e Casa Manzoni.
Qui non sembrano esserci le celebri cancellature alla Isgrò, anche se è sempre una sola la lettera protagonista mentre tutte le altre sono (di fatto) cancellate nel miglior stile dell’artista.
Centrate, abbassate, spostate, minuscole oppure maiuscole, con la contaminazione di qualche numero e di qualche semitono: sono loro, le lettere, al centro di questo universo, ognuna con una loro storia, raccontata puntigliosamente dalla didascalia. Si scopre che la « q» non è tanto di Hegel quanto della Ästhetik, in pratica l’unico resto di una pagina, o più, in origine completamente scritta. O che la «t» viene invece da «cattura», che il numero «81» viene da un numero al contrario lunghissimo, che la «minima» in pagina è tratta da un Quintetto (il K 614) di Mozart.
Più che un libro, dunque, un gioco. Come un gioco, raffinato e divertente, è quello della casa editrice Henry Beyle (www.henrybeyle.com, informazioni al numero 02 78623740), il cui nome racchiude un omaggio a Stendhal (Marie-Henri Beyle era il suo nome) e che pubblica, in tiratura limitata, circa 25 titoli l’anno.
Tutto è cominciato nel marzo 2009 con la collana Piccola biblioteca degli oggetti letterari, che contiene storie di bibliofili e avventure librarie.
Subito dopo è nata la Piccola biblioteca dei luoghi letterari, dedicata a paesaggi, mete, descrizioni geografiche; poi I Quaderni di prosa e di invenzione: un microcosmo di testi brevi che tutto affrontano (dalla cucina all’amore) anche se pur sempre con le parole di Proust, Benjamin, Caproni, Saba. Mentre la «Q» di Isgrò è il più recente frutto di una collana chiamata Alfabeti, dove più che la presenza sembra essere l’assenza (un’assenza d’artista, in questo caso firmata Emilio Isgrò) a fare la (bella) differenza.