Yuliya e Vitaly Stepanov raccontano come hanno smascherato il doping di Stato russo. Una scelta che li ha costretti a vivere nascosti negli Stati Uniti
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Yuliya 1 Le autorità russe ci cercano dal 2004, se dovesse capitarci qualcosa di brutto non sarà un incidente
Il pallore di Yuliya e l’espressione seria di Vitaly compaiono, preceduti da un bling, sullo schermo del computer. Giorni di trattative via mail, sotto la promessa della segretezza. Ed eccoli qui, i testimoni di giustizia del doping. Sono collegati dagli Usa, dal luogo misterioso in cui vivono con il figlio Robert, esuli per aver parlato: sono loro, gli Stepanov, le talpe dell’inchiesta che ha portato alla scoperta del doping di Stato della Russia. Lei ex dopata degli 800 m, lui ex dipendente del laboratorio di Mosca. Raccontare tutto è il peccato originale che la Grande Madre non è disposta a perdonare. Questa è la loro prima intervista a un giornale italiano.
Il profilo Adams di Yuliya sulla piattaforma dei whereabouts è stato hackerato. Come l’avete scoperto?
Yuliya:
«Ho provato a entrare, era inaccessibile. Hanno hackerato anche la mia mail. Se entrano nel mio Adams è perché vogliono sapere dove sono. Lì è scattato l’allarme: per sicurezza, abbiamo traslocato». «Ci potrebbero seguire. Le autorità russe ci cer-
Vitaly:
cano da quando questa storia è iniziata, nel dicembre 2014. Dovesse succederci qualcosa di brutto sappiate, anche in Italia, che non si tratta di un incidente. Siamo preoccupati per Robin: nell’emergenza se ne occuperebbero amici super fidati e lo metterebbero al sicuro».
Yuliya, Iaaf e Cio alla fine non l’hanno voluta in gara negli 800 metri a Rio. Si sente tradita?
«Mi sento triste, frustrata, avvilita. Partecipare ai Giochi era il mio sogno e chi avrebbe dovuto proteggerci me l’ha tolto. Seguo ogni gara alla tv e vedrò anche la finale degli 800, certo. Continuo ad allenarmi, la mia carriera di atleta non è finita».
Yuliya 2 Sono stata esclusa dai Giochi, il messaggio è pessimo: se dici la verità non sarai mai un atleta olimpico
Cosa prova nel vedere gli atleti russi gareggiare a Rio?
«Quando ho detto la verità non volevo colpire né gli atleti né il mio Paese. Volevo colpire il sistema marcio dell’antidoping russo. Tifo gli atleti a Rio,
La verità
Vitaly: «Rimpianti? No». Yuliya: «Ora la gente sa, non si può più fare finta di nulla»