L’ultima lacrima di Vanessa
Quarta nel corpo libero, come a Londra resta giù dal podio. La Biles chiude con quattro ori Un passettino sbagliato in più nega alla Ferrari il bronzo olimpico «I giudici questa volta non c’entrano»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Un passettino sbagliato in più, tre decimi in meno, una medaglia che se ne va, un altro quarto posto. La farfalla si è posata sulla pedana dell’Olimpic Arena di Rio. Finisce così la carriera di Vanessa Ferrari, la più grande ginnasta italiana. Con un’altra Olimpiade bagnata di lacrime. Casella: «Dovremo imparare a fare a meno di lei». Ma forse tornerà come allenatrice lieto fine, non ci sarà risarcimento. Allora se la prende e l’accoglie in un lunghissimo abbraccio, Vanessa con i piedi penzoloni per un minuto o due, stritolata dall’affetto, e comincia a prepararla: «Brava, ma quel passo ti può costare caro». È così: 14.766, l’inglese Twinkler aveva alzato l’asticella per il bronzo a 14.900, le due americane Simone Biles (chiude con quattro ori) e Alexandra Raisman sono irraggiungibili come da copione.
Ora fioccheranno i grazie lo stesso, ma Vanessa per qualche giorno non se ne farà niente: a lei non importa nulla essere un prodigio di longevità, lei voleva la medaglia che le mancava, che a Pechino, quando era al top, le sfuggì per un tendine malandato, e che a Londra sentiva sua. Ricordiamolo per l’ultima volta e poi non parliamone più: quattro anni fa Vani fu quarta con lo stesso punteggio della terza, la russa Mustafina (all’Olimpiade non esistono gli ex aequo), e la seconda, la rumena Ponor, in finale non doveva nemmeno arrivarci. Questa volta non c’è da prendersela con nessuno, questa volta c’è solo il corpo
Farà l’allenatrice
Amarezza Le lacrime di Vanessa Ferrari dopo la medaglia di legno, la seconda consecutiva dopo Londra. Il quarto posto del 2012 fu uno scandalo, questo no (Ansa)