Corriere della Sera

«Fin da piccolo mi sono sentito dire: nuoti troppo male, così non ce la farai. Non ho dato retta»

- Alessandro Pasini

Gareggiare in acque aperte mi sarebbe sempre piaciuto, ma quando mi sono accorto che andavo forte in vasca ho accantonat­o l’idea. Ma sono sicuro che un giorno cercherò a vincere anche lì».

E il record del mondo dei 1500?

«Senz’altro è un obiettivo. Qui contava solo la medaglia. Ma ce l’ho nelle braccia, i tempi in allenament­o parlano chiaro».

Però come colmare quei 3 secondi da Sun Yang? Già due volte (Europei di Londra e Olimpiade) lei è arrivato ai 1400 in vantaggio, poi il cedimento.

«Ci vorrà un lavoro al centimetro. Non avendo la capacità di chiudere gli ultimi 100 in 53” come Sun, quei 3 secondi dovrò spalmarli. In fondo, si tratta di un decimo a vasca: rifinirò virate, ampiezza di bracciata, dettagli. Farcela non è impensabil­e».

Ma come si diventa eroi olimpici con una nuotata così fuori dai canoni?

«Fin da quando ero piccolo mi sono sempre sentito dire: nuoti troppo male, non ce la farai mai, cose così. Il fattore estetico ha sempre inciso sui giudizi su di me».

E invece?

«Invece ho continuato a crederci: sapevo che questa era la migliore nuotata per me anche se non rientrava nei libri sacri della tecnica».

Una bella lezione: non temete i vostri difetti e credete in voi stessi.

«Penso di sì. Intendiamo­ci: io non consiglio ai bambini di adottare il mio stile. Dico che la cosa fondamenta­le è non tradire le proprie caratteris­tiche fisiche e la propria idea di nuoto».

La sua qual è?

«Io voglio stare sulla cresta dell’onda con frequenza rapidissim­a: non mi allungherò bene, d’accordo, ma non sprofondo mai».

In pratica, un surf umano.

«Già. Io surfo sull’onda che creo, non ci cado in mezzo, e lo sento proprio sulla pelle. È come volare due spanne sull’acqua, ed è bellissimo».

Restando sull’estetica: Paltrinier­i, Detti, Dotto. Chi è il più bello?

«C’è da chiederlo? Io, assolutame­nte».

Per questo l’hanno invitata come giurato a Miss Italia?

«Chiarament­e... Che poi è ancora in forse, eh? Vediamo…».

Ma la sua fidanzata Letizia approva?

«Ha dato il consenso. È contenta del mio successo».

Non è che rischiamo la deriva da neo-famoso?

«Per niente. Io voglio continuare ad allenarmi. Qualcosa in tv la faccio volentieri, ma che siano cose rapide e indolori...».

Peraltro lei davanti ai riflettori sta alla grande, si vede in questi giorni.

«Spesso l’ambizione mi ha impedito di godermi appieno i successi. Ma adesso più di una medaglia olimpica che cosa c’è? E allora voglio godermela e potere dire a tutti che sono in pace con me stesso».

Con Gabriele Detti è un modello per una generazion­e di ventenni. Piacere o responsabi­lità?

«Mai stato un problema. Ormai sono abituato. E poi anch’io da bambino prendevo a modello tanti campioni. Con Gabri ci siamo allenati insieme per 5 anni, condividen­do fatiche e sogni. Il nostro rapporto è stata la nostra arma in più».

Un altro suo amico è l’australian­o Mack Horton, oro dei 400 e 5° nei 1500. A settembre farete un pezzo di vacanze assieme in Italia, ma lei non è d’accordo sulle sue posizioni sul doping...

«Ha esagerato nelle critiche a Sun e gliel’ho detto. In generale, non mi è piaciuto l’accaniment­o di tanti atleti nei confronti dei dopati. Giusto e doveroso censurarli, ma serve misura».

Anche il più grande le ha reso onore: per Phelps lei farà presto il record del mondo.

«Un onore, un’emozione. Una delle cose più belle dei miei Giochi».

Ma se avesse continuato con la rana Greg sarebbe arrivato fin qui?

«No. Io sono stato ranista per tutta l’infanzia, poi un giorno, di botto, non sono stato più capace di nuotarla: avevo perso la coordinazi­one. Meglio il fondo. O no?».

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