Ha 64 anni
Argentino di La Plata, 64 anni, Julio Velasco è dal 2014 commissario tecnico della Nazionale argentina maschile di volley
Ha ricoperto lo stesso incarico nella selezione azzurra maschile dal 1989 al 1996, e in quella femminile dal ‘97 al ‘98. Ha lavorato anche in Iran DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Prima o poi si torna a Itaca e Julio Velasco, l’Ulisse della pallavolo che ha esplorato mondi, combattuto guerre, conosciuto gloria e sconfitte, ha riabbracciato la natia Argentina. Senza mai dimenticare l’Italia, «la terra che ho scelto, quella in cui vivono figlie e nipoti e quella nella quale penso di morire». Ma Itaca resta Itaca. Nella sua isola, dove è sbarcato nel 2014, non ci sono intrusi e pretendenti al trono. Esistono solo riscoperte e viaggi nella memoria, magari per farsi coinvolgere da un entusiasmo quasi dimenticato: «Quando abbiamo sconfitto la Russia, la notizia ha spopolato. Ho dovuto calmare tutti, noi in fondo siamo nipoti degli italiani…».
Detto da lui, che italiano lo è diventato anche per la burocrazia; lo Julio che si trasforma in Giulio, forte di radici genovesi dalla parte della madre. Julio Velasco buca come un cavaliere proveniente dal passato il buio della zona mista del Maracanazinho, l’impianto che per lui, nel 1990, rappresentò una sliding door in grado di spalancargli l’accesso ai trionfi: titolo del mondo e inizio di un ciclo d’oro, che avrebbe fatto del Velasco capace di vincere, ma soprattutto di stupire con idee e concetti, l’uomo che alla metà degli anni 90 avrebbe potuto diventare ministro dello Sport. Adesso ha giusto qualche capello bianco in più, però verve e parlantina solo le solite.
Mentre parla e sorride, l’emozione è forte e scalda il cuore, il pensiero corre alle in- Come nel ‘90 Da sinistra gli azzurri Birarelli e Zaytsev nella sfida vinta contro il Brasile (Reuters)