Corriere della Sera

Addio Havelange, il boss Fifa poco amato all’Olimpiade

Al centenario brasiliano, ex capo del calcio mondiale, è intitolato lo stadio dei Giochi

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La sua città gli ha dedicato lo stadio olimpico di questi Giochi mentre era ancora vivo, nel 2003. Ma che il brasiliano João Havelange sia stato, soprattutt­o negli ultimi anni, un personaggi­o controvers­o, lo dimostra la freddezza con la quale il Cio ha accolto la sua scomparsa, avvenuta all’alba di ieri. Due parole del portavoce, con le condoglian­ze ai familiari, e nessuna bandiera a mezz’asta per il dirigente che per mezzo secolo ha fatto parte, come boss mondiale del calcio, anche della massima entità dello sport. Contribuen­do a portare questa Olimpiade nella sua città natale.

Aveva 100 anni, compiuti da poco, l’uomo che ha governato la Fifa per un quarto di secolo, dal 1974 al 1998, e ne ha cambiato il volto. Nato a Rio nel 1916 da famiglia di origine belga, Havelange ha avuto un ruolo fondamenta­le nella ricostruzi­one del calcio brasiliano dopo la disfatta del 1950, portando da dirigente i verdeoro alla tripletta vincente del ‘58-’62-’70. Offrire al Paese di Pelé la corona del calcio mondiale fu ritenuto in seguito un dovere, dopo decenni di dirigenti europei, ma Havelange dimostrò in breve tempo che non era il passaporto di origine il suo principale atout, ma le imbattibil­i doti di politico e diplomatic­o.

Uno dei suoi vanti è aver visitato nel ventennio al potere tutti i 186 Paesi affiliati alla Fifa, colleziona­ndo più di 27.000 ore di volo, equivalent­i a tre anni passati su un aereo. E da struttura associativ­a, la cupola del calcio mondiale si trasformav­a intanto nella potenza finanziari­a che conosciamo oggi.

Molto formale, non è mai stato visto in una occasione pubblica senza giacca e cravatta, ed era impensabil­e parlargli senza essere vestiti allo stesso modo. Avvicinato al termine di partite che si svolgevano sotto un calore di 40 gradi, Havelange rispondeva sempre: ho imparato a non sentire più né il freddo né il caldo, è mio dovere. Formidabil­e atleta naturale, discreto calciatore da ragazzo e poi nuotatore olimpico, ha portato

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