Corriere della Sera

Champions, la Roma chiede spazio al Porto

Per l’andata dei preliminar­i Spalletti schiera «il meglio». Resta il dubbio fra El Shaarawy e Dzeko

- Porto, ore 20.45 Luca Valdiserri

DAL NOSTRO INVIATO

Quella della Roma contro il Porto (Estadio Do Dragao, ore 20.45) non è una passeggiat­a. In cinque delle ultime sei sfide (Lazio, Napoli, due volte Udinese e Sampdoria) il preliminar­e di Champions League ha bocciato la squadra italiana: ultima sopravviss­uta il Milan edizione 2013-2014. Oltre al prestigio c’è la componente economica: anche se la Uefa ha aumentato il «paracadute», per chi cade in Europa League resta una perdita di una trentina di milioni tra mancati premi Uefa, market pool e incassi al botteghino. È vero che si risparmia un po’ sui bonus nei contratti ai giocatori, ma è un’economia che sarebbe meglio fare su altre voci, tipo i flop Virata di Ferragosto. Il Milan abbandona Bentancur e si tuffa su Josè Sosa (foto) che oggi si sottoporrà alle visite mediche prima di firmare un contratto biennale. A far saltare la trattativa con il Boca Juniors per Rodrigo Bentancur, il centrocamp­ista di 19 anni su cui la Juve vanta un diritto di prelazione, è stata la pretesa eccessiva degli argentini che, dopo aver rifiutato la proposta rossonera di 14 milioni più bonus e la percentual­e del 20% del ricavato dalla futura rivendita del giocatore, ne hanno chiesti 17 milioni più gli altri oneri. Perciò sono stati riaperti i colloqui con il Besiktas per il trentunenn­e Sosa. Adriano Galliani ha trovato un’intesa con i turchi sulla base di 7,5 da due milioni e mezzo netti a stagione. Come dice Daniele De Rossi la partita di stasera «non vale una stagione, ma quasi. Diciamo che è come giocare un quarto di finale».

Spalletti non ha dato indicazion­i sui dubbi più spinosi: Alisson o Szczesny in porta e Dzeko o El Shaarawy in attacco. Di sicuro il tecnico non farà come Luis Enrique, che nella stagione scorsa, al Barcellona, ha diviso campionato (Bravo) e Coppe (Ter Stegen): «Non ho la ricetta sicura per vincere, ma so come si fa a perdere una partita: scegliere una formazione per accontenta­re tutti. Ma con me non succederà, con me gioca il meglio». Da capire se sia il meglio in assoluto (Spalletti ha preteso il ritorno del portiere polacco) o il meglio del momento (Alisson ha fatto un buon precampion­ato, mentre Szczesny si era infortunat­o seriamente all’Europeo e probabilme­nte non è ancora al 100%).

Anche Edin Dzeko è sembrato in forma, ma la sua presenza non è sicura. In trasferta, Spalletti ha preferito spesso la formula con i tre pesi leggeri (Salah, El Shaarawy e Perotti). Si può rischiare di intristire il bosniaco proprio all’inizio della stagione in cui tutti sperano nel suo riscatto? È anche vero, come dice Spalletti, che ci saranno quattro gare importanti in dodici giorni, ma la Champions è il palcosceni­co che affascina di più. Un discorso, però, che Spalletti detesta: «Voi vedete solo il gol o la giocata, ma in una partita i calciatori toccano in media la palla per un minuto, un minuto e mezzo. Io guardo anche a cosa mettono dentro lo zaino della squadra negli altri 89 minuti».

Proprio perché servono «almeno venti titolari» è arrivato Bruno Peres (prestito oneroso per questa stagione da un milione, obbligo di riscatto tra dodici mesi per 12,5 milioni più eventuali bonus per un altro milione e mezzo; contratto da 1,4 milioni netti, più bonus, al brasiliano). Con Vermaelen (prestito gratuito) la difesa è stata rafforzata low cost, anche se la Roma si è indebitata per l’anno prossimo. Se andrà avanti, nell’immediato, l’ultimo obiettivo resta Borja Valero.

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