Corriere della Sera

«Ma il rispetto del Cremlino verso Israele non verrà meno»

- di Davide Frattini

DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

«La sua vecchia insegnante di tedesco vive a Tel Aviv, Vladimir Putin le ha comprato un appartamen­to per riconoscen­za. E’ una figura importante della sua storia personale come per la Storia dell’Unione Sovietica sono importanti gli 1,2 milioni di cittadini immigrati in Israele».

Meir Javedanfar è sicuro che il nuovo patto tra la Russia e l’Iran non modifichi «il rispetto» che il leader del Cremlino riserva allo Stato ebraico: «Rispetto e sospetto anche, per quegli oligarchi suoi oppositori che hanno trovato riparo a Tel Aviv e Gerusalemm­e. Per ora prevale la stima per un Paese che reagisce sempre quando la sua sicurezza è in pericolo». I jet israeliani hanno continuato a colpire in Siria, non ci sono stati incidenti, neppure sfiorati, con i sistemi di contraerea dislocati da Mosca.

Javedanfar analizza (e spiega agli studenti del Centro interdisci­plinare a Herzliya) gli sviluppi contempora­nei della nazione dov’è nato: ha lasciato l’Iran nel 1987, otto anni dopo la rivoluzion­e islamica.

E’ convinto che concedere le basi ai bombardier­i russi sia un modo per Teheran di riguadagna­re centralità nella campagna militare siriana: «L’intesa arriva pochi giorni dopo l’incontro tra Recep Tayyip Erdogan, il presidente turco, e Putin. Il regime vuole mandare un segnale alla Turchia e agli altri Paesi sunniti: siamo indispensa­bili, Mosca ha bisogno più di noi che di voi».

Israele — spiega — non deve troppo allarmarsi perché «Putin offre all’Iran armamenti superati: batterie missilisti­che S-300 invece delle S400, jet senza le strumentaz­ioni più sofisticat­e». Nello scambio sono gli ayatollah a rischiare di più: «Lo Scià era accusato di essere ostaggio degli occidental­i, di obbedire agli americani. Di fatto è la prima volta che l’Iran concede le sue basi a una potenza straniera. Può guadagnarc­i nel breve termine perché non ha intenzione di perdere la Siria: che i ribelli siano riusciti a rompere l’assedio dei quartieri sotto il loro controllo ad Aleppo ha preoccupat­o e sorpreso i generali russi e iraniani. Così si ritorna ai raid massicci dell’aviazione. Vogliono accelerare finché alla Casa Bianca c’è Barack Obama: sanno che non farà niente per fermarli. Hillary Clinton potrebbe invece decidere l’intervento militare».

Ma le critiche e le proteste in Medio Oriente arriverann­o presto: «Le piste di decollo elargite a uno Stato non musulmano per bombardare dei musulmani. L’immagine di nazione avanguardi­a dell’Islam verrà intaccata».

@dafrattini

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Schieramen­ti Un Tu-22M3 russo nella base iraniana
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