Corriere della Sera

Maracanà

- Rocco Cotroneo

Quando nei giorni scorsi apparve la foto scherzosa del bambino che aveva cancellato il nome Neymar dalla maglietta per sostituirl­o con «Marta», il Brasile si rese conto di un fatto al quale pochi avevano pensato fino a quel momento: non esiste in commercio il più prestigios­o simbolo della Seleçao in versione femminile. Come se il calcio delle ragazze non avesse diritto a nemmeno un’ oncia del gigantesco merchandis­ing che in tutto il mondo gira attorno al pallone. Passerà un’altra Olimpiade, e difficilme­nte cambierann­o le cose, perché al pari di molti altri sport anche questo finirà in un cassetto per quattro anni, tranne che per gli addetti ai lavori e pochi appassiona­ti.

Peccato perché il torneo di calcio femminile è stato uno dei più appassiona­nti di Rio 2016 e tra i più seguiti in Brasile. E ha riservato una sorpresa, con la vittoria della Germania. Difficile da inghiottir­e per il pubblico locale, anche perché Oro La felicità delle giocatrici della Germania (LaPresse) le ragazze guidate da Marta non hanno superato il quarto posto, perdendo anche lo spareggio per il bronzo con il Canada. Le tedesche hanno battuto in finale la Svezia, il Paese europeo dove più si pratica. In precedenza erano uscite prima del previsto anche le statuniten­si, campioness­e olimpiche in carica e grandi favorite. Gli Stati Uniti hanno sempre dominato il torneo da quando è stato introdotto, ad Atlanta 1996: hanno in tasca quattro ori e un argento su sei partecipaz­ioni.

Il Brasile rosa invece, al pari di quello maschile, ha sempre stentato alle Olimpiadi. In totale sono due argenti. Entrambi portano in nome dell’eterna Marta Vieira da Silva Viega, conosciuta con il solo nome di battesimo.

Dopo quattro Olimpiadi, e nessun oro, e due pozze di lacrime dopo aver perso ai rigori la semifinale e ancora venerdì per il bronzo mancato, Marta dice di non aver ancora deciso il suo futuro. Ha trent’anni, vive per convenienz­a economica a Malmoe, in Svezia, difficile immaginare qualcosa di più lontano dal deserto di cactus del suo Alagoas, lo stato brasiliano povero e secco dove è nata.

Solo pochi giorni la separano dal ritiro di precampion­ato del suo Rosengard, la squadra dove milita. «Sono delusa per come è andata, forse era la mia ultima occasione. Ma è ancora troppo presto per pensarci». Anche per la seconda calciatric­e più famosa in Brasile, Formiga, è arrivata l’ora dell’addio alla Seleçao. «Mi dispiace soprattutt­o perché un oro in casa sarebbe stato ottimo per rilanciare il calcio femminile nel Paese». Invece, purtroppo, si rischia di riparlarne soltanto a Tokyo, tra quattro anni.

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Marta Vieira da Silva, per tutti Marta e basta, 30 anni: è il simbolo della Seleçao brasiliana. Non è però riuscita a trascinare le compagne alla medaglia
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