Sagan, felicità è andare in mountain bike
Lo slovacco, star dello sterrato fino ai 18 anni, parte in ultima fila: «Esser qui è un sogno, ma voglio vincere»
Il regolamento parla chiaro: nella gara di mountain bike olimpica (che oggi alle 17.30, ora italiana, assegna il titolo maschile) gli atleti partono, come in Formula 1, disposti su sette file (di otto corridori ciascuna). Ordine deciso non dalle prove libere ma in base al ranking mondiale della stagione in corso.
In prima fila si schierano il campione uscente Absalon e il nostro Fontana (terzo a Londra), in sesta i rappresentanti di Guam, Lesotho e Ruanda. In settima, da solo, Peter Sagan. Comincia con un handicap pesante l’incredibile sfida olimpica di una delle star dello sport mondiale, quel campione del mondo in carica del su strada che quest’anno ha vinto, tra le altre cose, Fiandre, Gand-Wevelgem e tre tappe al Tour. Sagan non corre in mountain bike da otto anni e quindi deve prendere il via in fondo al gruppo in una prova dove abbondano gli strettissimi «single track» e ogni sorpasso è un azzardo.
Lui però non si perde d’animo. Da Parigi dove ha concluso un Tour trionfale in maglia verde è volato direttamente a Il golf femminile ha assegnato le medaglie, ma sul podio più alto non è andata la superfavorita Lydia Ko, la neozelandese leader mondiale che solo grazie a un birdie finale è riuscita almeno a strappare l’argento. A trionfare nella Reserva de Marapendi è stata la sudcoreana Inbee Park (268 colpi), numero cinque del ranking mondiale, che ha concluso con un -16, contro il -11 Park City, Utah, per pedalare su e giù per i sentieri sei ore al giorno e poi qui a Rio dove prova e riprova il circuito di Deodoro da una settimana.
Sagan, che ha 26 anni, fino ai 18 è stato una star di sterrato e fango conquistando medaglie di ogni colore ai mondiali juniores di ciclocross e mountain bike. Concupito dalla strada nel 2010, ha limitato l’uso della mountain bike a qualche allenamento invernale e alle stravaganti esibizioni di tipo circense che spopolano su youtube mostrando una capacità di guida quasi sopranna- turale. Cosa aspettarsi da lui? «Sono qui per soddisfare un sogno — ha spiegato — anche se non gareggio in mountain bike da sette anni e il circuito non è adatto alle mie caratteristiche. Ma non sono venuto a fare il turista. Voglio arrivare davanti». Visto il livello dei partecipanti (e la posizione in partenza) un posto tra i primi dieci sarebbe straordinario mentre qualcosa di meglio avrebbe del miracoloso. Questo se Peter Sagan fosse un ciclista normale. Ma lui non lo è.