Corriere della Sera

INTERVISTA JACQUES ATTALI «Sicurezza e protezione Serve una maxi Frontex Parigi pronta a investire»

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cora andati, possono succedere tante cose. In ogni caso, adesso bisogna pensare a una nuova tappa nella costruzion­e europea, qualcosa che per forza vada al di là dell’economia. Il punto cruciale ora è la sicurezza collettiva».

Non a caso il vertice è stato organizzat­o sulla portaerei Garibaldi che partecipa all’operazione europea Sophia per il contrasto al traffico dei migranti.

«Esattament­e, è stata un’ottima idea e una scelta molto importante. Da tempo sostengo l’idea che l’Europa debba dotarsi di uno strumento di sicurezza e di protezione comune, in modo da pensare in modo collettivo alla difesa delle nostre frontiere. È la questione che si è posta con Frontex, che però è un’agenzia troppo piccola e deve crescere. Il mo- è la guardia costiera americana. Una Frontex molto grande finanziata dagli eurobond darà ai cittadini europei la sensazione che c’è un motivo tangibile per stare insieme, e cioè che insieme ci si protegge meglio».

È la posizione italiana, i ministri Gentiloni (Esteri) e Pinotti (Difesa) hanno proposto una «Schengen della Difesa» con un intervento su «Le Monde».

«L’ho letto e mi hanno trovato completame­nte d’accordo, difendo questa idea da sempre».

Ma la Germania come sempre fa resistenza sugli eurobond (obbligazio­ni di debito pubblico europee).

«Penso che in Germania ci siano molte posizioni diverse e che il no agli eurobond possa venire superato. L’Italia fa be- Economista Jacques Attali, 72 anni, è stato consiglier­e di Mitterrand, Sarkozy e Hollande ne a insistere anche perché ha l’appoggio della Francia. Parigi è pronta a investimen­ti sulla difesa comune».

Finora la Francia ha preferito una strada bilaterale e non europea, privilegia­ndo l’intesa con il Regno Unito e gli accordi di Lancaster House del 2010. Non c’è una contraddiz­ione?

«No, Parigi si è rivolta al Regno Unito solo perché Londra ha forze armate molto più importanti di quelle tedesche o italiane, ma è pronta a investire in una difesa comune europea se anche gli altri partner lo vorranno. E credo che tutto vada in questa direzione per una ragione molto pragmatica, e cioè che un esercito europeo costerebbe molto meno che mantenere decine di eserciti nazionali».

A Ventotene Merkel Hol- lande e Renzi hanno visitato la tomba di Altiero Spinelli, ma non hanno mai pronunciat­o la parola federalism­o. Un tradimento della sua memoria?

«Non mi pare, il federalism­o europeo esiste già nei fatti, certe cose si possono fare senza dirle. Avere un Parlamento europeo è già federalism­o. Ci sono ottime ragioni pratiche per andare avanti con la costruzion­e europea, e credo che avranno la meglio sui dibattiti ideologici».

I tre leader sono attesi da voti importanti. Mentre Hollande era in viaggio per l’Italia, Sarkozy ha ufficializ­zato la sua candidatur­a per riconquist­are l’Eliseo. Questa circostanz­a è una forza o una debolezza per il rilancio della Ue?

«È vero che la vicinanza delle urne può indebolire i leader, ma possono invece dimostrars­i coraggiosi e avere voglia di passare alla Storia. Se c’è una possibilit­à per loro di ottenere un nuovo mandato, questa risiede nel proporre un grande progetto. E non c’è progetto migliore che la protezione dei cittadini europei».

@Stef_Montefiori

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