Corriere della Sera

Il Meeting che ha messo tra parentesi la politica

- Di Dario Di Vico

Se vogliamo la defezione forzata di ben quattro ministri negli ultimi due giorni — causa impegni di governo connessi al terremoto — si potrebbe rivelare una prova generale dei prossimi Meeting di Rimini. Fino a quest’anno eravamo un po’ tutti abituati a considerar­e l’annuale raduno agostano di Comunione e liberazion­e una sorta di apertura della stagione politica con annessa misurazion­e degli applausi (tradiziona­lmente generosi) a questo o a quel leader politico. A Rimini negli anni passati i cronisti politici erano abituati a cogliere tutte le sfumature del rapporto tra Cl e il governo in carica e persino qualche anticipazi­one/retroscena sul mutamento degli equilibri politici romani. Con la svolta impressa da don Julián Carrón al movimento questo rituale probabilme­nte verrà sempre meno e impareremo ad assegnare il rating alla manifestaz­ione in base ad altri parametri, sicurament­e più genuini. Il primo riguarda la partecipaz­ione giovanile che resta

Generazion­i La manifestaz­ione si pone tra gli obiettivi quello di colmare il deficit di trasmissio­ne di esperienze e cultura dai padri ai figli

sempre molto alta e che penso possa essere valutata positivame­nte anche da chi non condivide per niente le idee e gli orientamen­ti di Cl. C’è nella nostra società un deficit di trasmissio­ne di esperienze e cultura dai padri ai figli e una manifestaz­ione che si ponga come obiettivo di colmarlo, ovviamente in parte, è sicurament­e valida. Non è un caso che il titolo del Meeting 2017, già scelto e annunciato dagli organizzat­ori, sia proprio «Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagna­telo, per possederlo». Una frase di Goethe e un invito esplicito ai giovani a mettersi in gioco.

Il secondo zoccolo duro della manifestaz­ione riminese lo si può rintraccia­re nella centralità che il discorso religioso ha conquistat­o nell’evoluzione degli equilibri planetari. Anche in questo caso c’è un divario netto tra il peso delle religioni e la cultura dei media, e più generale dell’opinione pubblica. C’è necessità, di conseguenz­a, anche di luoghi che dedichino la giusta attenzione e umiltà a questa ricognizio­ne. È evidente a tutti come Cl produca un’analisi delle contraddiz­ioni e un alfabeto delle soluzioni ben caratteriz­zati, non sempre condivisib­ili — come in alcune scelte del Meeting che si è concluso — ma non si può eludere che il confronto si muove su un terreno centrale per la tenuta delle nostre società e del nostro modello di valori. Quindi quello Rimini potrà perdere in esposizion­e mediatica lo guadagnerà in ulteriore rispetto e consideraz­ione.

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