Il Meeting che ha messo tra parentesi la politica
Se vogliamo la defezione forzata di ben quattro ministri negli ultimi due giorni — causa impegni di governo connessi al terremoto — si potrebbe rivelare una prova generale dei prossimi Meeting di Rimini. Fino a quest’anno eravamo un po’ tutti abituati a considerare l’annuale raduno agostano di Comunione e liberazione una sorta di apertura della stagione politica con annessa misurazione degli applausi (tradizionalmente generosi) a questo o a quel leader politico. A Rimini negli anni passati i cronisti politici erano abituati a cogliere tutte le sfumature del rapporto tra Cl e il governo in carica e persino qualche anticipazione/retroscena sul mutamento degli equilibri politici romani. Con la svolta impressa da don Julián Carrón al movimento questo rituale probabilmente verrà sempre meno e impareremo ad assegnare il rating alla manifestazione in base ad altri parametri, sicuramente più genuini. Il primo riguarda la partecipazione giovanile che resta
Generazioni La manifestazione si pone tra gli obiettivi quello di colmare il deficit di trasmissione di esperienze e cultura dai padri ai figli
sempre molto alta e che penso possa essere valutata positivamente anche da chi non condivide per niente le idee e gli orientamenti di Cl. C’è nella nostra società un deficit di trasmissione di esperienze e cultura dai padri ai figli e una manifestazione che si ponga come obiettivo di colmarlo, ovviamente in parte, è sicuramente valida. Non è un caso che il titolo del Meeting 2017, già scelto e annunciato dagli organizzatori, sia proprio «Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo». Una frase di Goethe e un invito esplicito ai giovani a mettersi in gioco.
Il secondo zoccolo duro della manifestazione riminese lo si può rintracciare nella centralità che il discorso religioso ha conquistato nell’evoluzione degli equilibri planetari. Anche in questo caso c’è un divario netto tra il peso delle religioni e la cultura dei media, e più generale dell’opinione pubblica. C’è necessità, di conseguenza, anche di luoghi che dedichino la giusta attenzione e umiltà a questa ricognizione. È evidente a tutti come Cl produca un’analisi delle contraddizioni e un alfabeto delle soluzioni ben caratterizzati, non sempre condivisibili — come in alcune scelte del Meeting che si è concluso — ma non si può eludere che il confronto si muove su un terreno centrale per la tenuta delle nostre società e del nostro modello di valori. Quindi quello Rimini potrà perdere in esposizione mediatica lo guadagnerà in ulteriore rispetto e considerazione.