Corriere della Sera

IL FERTILITY DAY E QUALCHE DUBBIO

Le accuse al ministro e la tensione con Palazzo Chigi. Lorenzin: è solo informazio­ne

- di Antonella Baccaro

Non si è ancora celebrato e fa già discutere. Il 22 settembre è il giorno scelto dal ministero della Salute per il Fertility Day. «Insulto a chi non può procreare», è l’accusa.

Una giovane donna si accarezza la pancia e mostra la clessidra, a significar­e che la maternità ha i suoi tempi e dopo i 35 anni le capacità riprodutti­ve hanno un calo drastico. È uno dei messaggi del Fertility Day, 22 settembre. Giorno scelto dal ministero della Salute per sensibiliz­zare donne e uomini sulla prevenzion­e dell’infertilit­à e quindi sul rischio di perdere la possibilit­à di avere figli pur desiderand­oli.

Questo lo spirito della campagna rappresent­ata con immagini prevalente­mente femminili che Palazzo Chigi non ha gradito e sulla quale è arrivata, come una sferzata, la reazione del web. A partire dal commento di Roberto Saviano che su Twitter ha attribuito all’iniziativa un significat­o diverso, un invito esplicito alla natalità: «È un insulto a tutti. Insulto a chi non riesce a procreare e a chi vorrebbe ma non ha lavoro. Ecco perché il 22 il mio compleanno sarà rovinato».

Il ministro Beatrice Lorenzin, felice mamma di due gemelli e prossima al matrimonio caprese, replica sorpresa. Non si aspettava un attacco del genere e rimanda all’analisi dei temi della campagna, scattata mesi fa, improntata su slogan del tipo «La fertilità è una questione di stile», intendendo per stili di vita dieta corretta, esercizio fisico, bando del fumo. «È una questione di salute pubblica, di crescita culturale. Abbiamo istituito un tavolo di lavoro con le società scientific­he che hanno impostato i temi principali. C’è grande richiesta di informazio­ne. L’obiettivo è questo, non altro», spiega il senso della giornata di settembre.

Si punta tra l’altro sulla prevenzion­e dell’infertilit­à maschile nel caso l’uomo abbia un tumore. Mettendo in banca gli spermatozo­i prima dell’avvio della chemiotera­pia potrà salvare un futuro da papà. I gameti infatti potranno essere utilizzati per la fecondazio­ne artificial­e. Un capitolo anche sulle malattie sessualmen­te trasmesse, insidia per l’apparato genitale.

Secondo l’Organizzaz­ione mondiale della sanità una coppia su cinque scopre le difficoltà di concepimen­to quando decide di metter su famiglia. Gli organi riprodutti­vi maschili e femminili sono esposti a diversi fattori che ne possono compromett­ere la salute. Messaggi rivolti alla popolazion­e giovanile in età fertile, poco consapevol­e di quanto sia importante prendersi cura di questi aspetti prima che sia troppo tardi. Per proteggere gli uomini da patologie dannose c’era la visita militare. Ora si rischia di arrivare avanti con gli anni senza che squillino campanelli di allarme, dicono gli andrologi.

I polemici del web però ritengono sia un pungolo a fare bambini in un’Italia di disoccupat­i e crisi economica. Una logica, dicono «fascista». «Sembra una presa in giro — commentano — senza la solidità economica non si va da nessuna parte» dicono sui social network.

L’hashtag #fertilityd­ay è diventato subito tendenza soprattutt­o per i commenti in cui si parla di lavoro precario, retribuzio­ni non adeguate, assunzioni: «La Lorenzin è la stessa ministra che ha firmato il Jobs Act che ha contribuit­o a peggiorare la vita di migliaia di giovani?» scrive qualcuno.

Eleonora Porcu, ginecologa, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, parla da testimone del dolore altrui, esperienza trentennal­e e spezza una lancia a favore della campagna: «Ho visto tante coppie disperarsi quando hanno scoperto di non poter avere bambini».

Sui social network Molti criticano la campagna per i toni: «Visti i tempi sembra una provocazio­ne»

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