Clessidra & cicogna, ritirata la campagna
La ministra Lorenzin difende l’impegno pro fertilità ma sospende le cartoline contestate
Fertility Day, l’iniziativa pro fertilità resta ma il materiale informativo cambia. Dopo le polemiche sui social, seguite da richieste di dimissioni dalla sinistra, la ministra Beatrice Lorenzin corregge il tiro difendendo però l’impegno. Spariscono le cartoline con clessidra e cicogna criticate anche dal premier Matteo Renzi: «Non conosco nessuno dei miei amici che fa un figlio perché vede una pubblicità».
Introvabili. Ieri pomeriggio le cartoline informative sulla fertilità che dovevano essere distribuite il 22 settembre per il Fertility Day sono sparite. Il sito del ministero della Salute le ha oscurate per «rimodulare» l’intera impostazione della campagna. Dopo il bombardamento di polemiche sui social, seguite da feroci attacchi politici e richieste di dimissioni dalla sinistra, la ministra Beatrice Lorenzin ha corretto il tiro. Mantiene la giornata di sensibilizzazione ma cambia il materiale. Decisive le critiche di Renzi.
Già mercoledì il premier aveva espresso contrarietà. Ieri in diretta radiofonica con Rtl102 è stato esplicito: «Non conosco nessuno dei miei amici che fa un figlio perché vede una pubblicità. Non ne sapevo nulla. Se vuoi creare
una società che scommetta sul futuro e torni a fare figli devi intervenire sulle cose strutturali. Il problema demografico esiste ma va inquadrato in un ragionamento complessivo». Lavoro stabile, possibilità di fare un mutuo, asili disponibili. Questa è la vera spinta per una coppia, insiste il presidente del Consiglio: «Abbiamo fatto interventi fiscali ma ne servono di strutturali».
Lorenzin conferma la validità dei contenuti e riconosce l’errore: «E che mi importa delle cartoline? Sono una persona pratica. Nessuno vuole offendere, a noi interessa provocare una riflessione, il messaggio deve arrivare corretto. Se certe immagini sono sembrate offensive vanno cambiate». L’uscita di Renzi nasconde dell’altro, intendeva metterla in difficoltà? «Chiedetelo a lui — risponde la ministra —. Dai riscontri che ho avuto nel corso della giornata non mi sembra proprio».
Pare che alla dichiarazione rilasciata in mattinata siano seguiti sms di chiarimento. Il Fertility Day era stato approvato in Consiglio dei ministri. A fronte di una marea di critiche, c’è il sostegno della comunità scientifica e di due rappresentanti di governo: Enrico Costa (Famiglia) e Angelino Alfano (Interno).
Una campagna nata con buoni propositi (la prevenzione dell’infertilità, dell’Italia senza nascite: meno di 480 mila nati nel 2015, il record di mamme over 35) ma realizzata al risparmio: 28 mila euro il costo. E soprattutto poco chiara, tanto che il popolo del web l’ha interpretata come un invito a riempire le culle in un Paese dove non esistono presupposti socio-economici per riprodursi. Due in particolare gli slogan bocciati. «Datti una mossa, non aspettare la cicogna» e «La bellezza non ha età, la fertilità sì» accompagnata dall’immagine di una clessidra. «Renzi ha ragione, non si fanno figli con le cartoline. Servono politiche forti, ma io mi occupo di sanità. L’infertilità è un problema di salute. C’è bisogno di sapere», ribadisce Lorenzin. Di glissare sul Fertility Day e smorzare i toni della
giornata non se ne parla neppure. Sono già in cantiere diverse modalità di comunicazione per non vanificare l’evento, organizzato con la collaborazione dei Comuni. Secondo l’immunologo Fernando Aiuti era molto ambigua l’immagine con bustine di preservativi attaccati a mollette colorate: «Sembra un messaggio a sfavore dei condom. Andava chiarito».
L’autocritica Nessuno vuole offendere, ma se certe immagini sono sembrate offensive vanno cambiate Il premier Se vuoi creare una società che scommetta sul futuro devi fare interventi strutturali