Corriere della Sera

«Non resto un minuto in più»

La lettera all’Anticorruz­ione scritta dal suo vice Marra

- Di Sergio Rizzo

Carla Romana Raineri è una signora di 61 anni che nella vita qualcosa ha fatto. Magistrato della Corte d’Appello di Milano, ha aiutato il commissari­o straordina­rio di Roma Francesco Paolo Tronca nei difficili mesi del dopo Ignazio Marino. E tutto si poteva aspettare tranne che di essere convocata nell’ufficio della giovane sindaca di Roma, l’avvocato Virginia Raggi, per sentirsi dare il benservito. Non è più il capo di gabinetto. A quell’ora, poi: le 23 . Troppo. Anche per il modo.

L’assessore al bilancio Marcello Minenna è in ferie da lunedì 29 agosto e a mezzanotte del 31 ha la conferma che lui e Carla Raineri sono due corpi estranei. Ripete alle persone più vicine nove parole: «A queste condizioni non posso più restare un minuto». Inutile aggiungere altro. Ci sarà spazio per le dichiarazi­oni pubbliche, tipo «ho servito lo Stato anche stavolta, come sempre» e rivendica su Facebook gli obiettivi raggiunti. Ma la verità è che con Virginia Raggi non si sono mai presi, fin dall’inizio. Quando gli propongono il posto di assessore al Bilancio chiede di avere intorno persone di assoluta fiducia. Carla Romana Raineri. Gli rispondono picche e Minenna dichiara pubblicame­nte la propria indisponib­ilità. Poi succede qualcosa. Circolano addirittur­a voci di un intervento di Beppe Grillo. Alla fine Minenna accetta l’incarico, ma Virginia Raggi deve accettare il magistrato Raineri. È la condizione irrinuncia­bile che pone lui.

Intorno alla sindaca c’è però qualcuno che quella condizione proprio non sembra digerirla. Uno, in particolar­e. Si chiama Raffaele Marra e ha 44 anni. Quando si profila la sua nomina a capo dello staff scoppia un caso. Il contrasto fra le due anime del Movimento, quella più vicinza alla destra che sostiene Virginia Raggi e quella che la destra invece la guarda in cagnesco, esplode. E si capisce perché. Marra non è esattament­e il nuovo che avanza: ha servito il Comune di Roma con la giunta di Gianni Alemanno e la Regione Lazio di Renata Polverini. Due targhe capaci di proiettare la sua figura in un ambito politico ben preciso, che nell’epoca Alemanno-Polverini non ha certo regalato stagioni indimentic­abili.

La guerra è strisciant­e, piena di colpi bassi. Salta fuori che Carla Raineri ha una retribuzio­ne di 193 mila euro l’anno, e la cosa provoca una mezza sollevazio­ne nella base. Invece Minenna, il quale già deve vedersela con le bordate di Massimo Mucchetti del Pd che gli spara un’interrogaz­ione al vetriolo («lavora in Consob e ha delega su partecipat­e quotate in Borsa…»), ha un suo Vietnam interno. Nella difesa di Marco Rettighier­i, il direttore generale dell’Atac nominato da Tronca che ha cercato di riportare in azienda un po’ di rispetto delle regole, l’assessore al Bilancio è quasi isolato. Fosse per la sua collega della Mobilità Linda Meleo sarebbe saltato da un pezzo.

Ma il bello deve ancora venire. Perché sulla scrivania del presidente dell’Autorità anticorruz­ione Raffaele Cantone piove una lettera con la quale il Comune di Roma chiede lumi sulla compatibil­ità di Carla Raineri, che fra l’altro ha pure la delega per la lotta alla corruzione. La lettera è firmata Virginia Raggi, ma l’ha scritta il vice di Carla Raineri: Marra. Chi l’ha letta giura che, per come il quesito è formulato, la risposta negativa di Cantone è scontata. Carla Raineri ci mette un minuto per capire che l’hanno voluta far fuori. Anche perché è impensabil­e che una della sua esperienza si esponga a un giudizio di incompatib­ilità, e prima di accettare l’incarico ha fatto ogni possibile verifica. I precedenti sono innumerevo­li.

E Minenna impiega un altro minuto per decidere che «a queste condizioni» non può più restare. Mentre Rettighier­i la sua decisione l’ha già presa: gli sono bastati due giorni con Minenna in ferie. Due giorni d’inferno a parare le bastonate dell’assessorat­o di Linda Meleo. L’ultimo che getta la spugna è Alessandro Solidoro. L’aria è fetida: in un pomeriggio l’amministra­tore unico dell’Ama conquista il record negativo assoluto di permanenza nell’incarico, meno di un mese.

Il putsch è riuscito. Fuori Minenna, fuori Carla Raineri, fuori Rettighier­i e l’amministra­tore Brandolese, fuori anche Solidoro. Cinque in un colpo solo: e non cinque scartine. Il capo di gabinetto, l’assessore al bilancio e i capi delle due aziende più sensibili.

Non si ricorda un precedente simile neppure nei momenti più bui e durante le peggiori amministra­zioni della città. E per di più, dopo appena due mesi dall’insediamen­to della giunta. Con modalità che riportano alla mente i metodi dei tanto vituperati partiti che il Movimento 5 Stelle si propone di far dimenticar­e. Se non fosse per quel pizzico di dilettanti­smo in più. Una guerra per bande, perché questa è ormai quanto sta accadendo in città nel Movimento che dovrebbe governare la Capitale, che minaccia di avere conseguenz­e assai gravi. E fa salire una domanda inquietant­e: ma chi dovrebbe comandare a Roma, è in grado di farlo?

Ho servito lo Stato anche stavolta. In breve tempo raggiunti obiettivi importanti

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