Corriere della Sera

M5S SI CONFERMA IL PEGGIOR NEMICO DEI PROPRI PIANI SU PALAZZO CHIGI

- di Massimo Franco

Sostenere, come fa il Movimento 5 stelle, che in Campidogli­o non si è aperta una crisi ma è in atto un’operazione di trasparenz­a, significa minimizzar­e in modo sospetto. Cinque dimissioni in un solo giorno, tra cui quella dell’assessore al Bilancio e del braccio destro del sindaco, mostrano una situazione di vera difficoltà. Per Virginia Raggi, si tratta di inciampi seri: soprattutt­o perché sembrano la conseguenz­a in primo luogo di conflitti all’interno del movimento di Beppe Grillo.

Faide interne, figlie del modo in cui la giunta si è formata circa due mesi fa; della voglia della sindaca di avere le mani libere dall’ipoteca di alcuni sottocapi romani che non l’hanno mai amata; e di una vistosa inesperien­za. La rapidità e il clamore col quale l’Amministra­zione capitolina sta barcolland­o, tuttavia, non mette in buona luce nemmeno le opposizion­i. La fretta con la quale la Raggi viene bollata da sinistra e da destra come inadeguata e in bilico lascia perplessi. Da quando si è insediata, soprattutt­o il Pd l’ha bersagliat­a con accuse di ogni tipo.

Sapendo che per i seguaci di Grillo la capitale d’Italia è la vetrina e il piedistall­o verso un possibile salto al governo nazionale, non le è stato perdonato nulla: al punto, sembra, da sollevare qualche perplessit­à in Matteo Renzi, poco convinto dell’opportunit­à di attaccare la prima cittadina con tanta virulenza da subito. E non solo perché è stata eletta con un consenso così alto da metterla al riparo dall’opposizion­e. Il problema è che le punta il dito contro chi ha lasciato in eredità a Roma un disastro in termini finanziari, giudiziari e di immagine.

La Raggi finora ha avuto il privilegio di potersi candidare e vincere, e poi di vivere di

Le divisioni Le cinque dimissioni di ieri in Campidogli­o sono il frutto dello scontro interno e non delle pressioni dell’opposizion­e

rendita grazie ai disastri altrui: una rendita che entro un anno potrebbe esaurirsi, certo, ma per ora appare difficile da archiviare. Politicame­nte, i suoi avversari in Campidogli­o possono poco. Il modo in cui sia il Pd e Sinistra italiana, sia Fratelli d’Italia ironizzano su quanto sta accadendo, non riesce a cancellare la loro profonda debolezza e il discredito dei partiti tradiziona­li a livello locale. Le dimissioni di ieri dicono che il nemico in grado di far male ai Cinque stelle sono loro stessi.

L’unico vero accelerato­re di una crisi in Campidogli­o potrebbe essere l’acuirsi dello scontro interno. «Tutti parlano di caos e di bufera, ma questo è solo l’inizio», chiosa il vice-presidente della Camera, Luigi Di Maio. «Ci siamo fatti tanti nemici: il sistema dell’acqua, dei rifiuti, il No alle Olimpiadi. Verremo combattuti da tutte le parti». L’impression­e è che il vertice del M5S sia rimasto spiazzato; e che la Raggi voglia avere più controllo sulla giunta. Ma non è scontato né che ne sia capace, né che glielo permettano.

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