M5S SI CONFERMA IL PEGGIOR NEMICO DEI PROPRI PIANI SU PALAZZO CHIGI
Sostenere, come fa il Movimento 5 stelle, che in Campidoglio non si è aperta una crisi ma è in atto un’operazione di trasparenza, significa minimizzare in modo sospetto. Cinque dimissioni in un solo giorno, tra cui quella dell’assessore al Bilancio e del braccio destro del sindaco, mostrano una situazione di vera difficoltà. Per Virginia Raggi, si tratta di inciampi seri: soprattutto perché sembrano la conseguenza in primo luogo di conflitti all’interno del movimento di Beppe Grillo.
Faide interne, figlie del modo in cui la giunta si è formata circa due mesi fa; della voglia della sindaca di avere le mani libere dall’ipoteca di alcuni sottocapi romani che non l’hanno mai amata; e di una vistosa inesperienza. La rapidità e il clamore col quale l’Amministrazione capitolina sta barcollando, tuttavia, non mette in buona luce nemmeno le opposizioni. La fretta con la quale la Raggi viene bollata da sinistra e da destra come inadeguata e in bilico lascia perplessi. Da quando si è insediata, soprattutto il Pd l’ha bersagliata con accuse di ogni tipo.
Sapendo che per i seguaci di Grillo la capitale d’Italia è la vetrina e il piedistallo verso un possibile salto al governo nazionale, non le è stato perdonato nulla: al punto, sembra, da sollevare qualche perplessità in Matteo Renzi, poco convinto dell’opportunità di attaccare la prima cittadina con tanta virulenza da subito. E non solo perché è stata eletta con un consenso così alto da metterla al riparo dall’opposizione. Il problema è che le punta il dito contro chi ha lasciato in eredità a Roma un disastro in termini finanziari, giudiziari e di immagine.
La Raggi finora ha avuto il privilegio di potersi candidare e vincere, e poi di vivere di
Le divisioni Le cinque dimissioni di ieri in Campidoglio sono il frutto dello scontro interno e non delle pressioni dell’opposizione
rendita grazie ai disastri altrui: una rendita che entro un anno potrebbe esaurirsi, certo, ma per ora appare difficile da archiviare. Politicamente, i suoi avversari in Campidoglio possono poco. Il modo in cui sia il Pd e Sinistra italiana, sia Fratelli d’Italia ironizzano su quanto sta accadendo, non riesce a cancellare la loro profonda debolezza e il discredito dei partiti tradizionali a livello locale. Le dimissioni di ieri dicono che il nemico in grado di far male ai Cinque stelle sono loro stessi.
L’unico vero acceleratore di una crisi in Campidoglio potrebbe essere l’acuirsi dello scontro interno. «Tutti parlano di caos e di bufera, ma questo è solo l’inizio», chiosa il vice-presidente della Camera, Luigi Di Maio. «Ci siamo fatti tanti nemici: il sistema dell’acqua, dei rifiuti, il No alle Olimpiadi. Verremo combattuti da tutte le parti». L’impressione è che il vertice del M5S sia rimasto spiazzato; e che la Raggi voglia avere più controllo sulla giunta. Ma non è scontato né che ne sia capace, né che glielo permettano.